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Chi sarà e cosa cercherà il viaggiatore post Covid 19?

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Quali saranno il profilo, le attese e le esigenze del nuovo viaggiatore e del nuovo modo di viaggiare che stanno prendendo forma, in silenzio e, forse, inconsapevolmente, in queste settimane?

Tutto sarà innegabilmente diverso e il cambiamento che avverrà domani ha radici in questo oggi, nelle ansie, nelle paure e nei dubbi che il nostro cervello sta assimilando più o meno consciamente, andando a cambiare il nostro modo di agire e scegliere.

Rispondere alla domanda del titolo di questo articolo non è facile perché sono troppe le variabili che possono spostare la risposta da una parte o dall’altra, rischiando di essere poco attendibili o approssimative.

Quanto durerà questa epidemia? Quanti saranno i morti? Quando avremo trovato una cura? Dove si estenderà l’epidemia e con quali numeri? Come ne usciremo economicamente?

Quelle appena elencate sono solo alcune delle variabili oggettive che andranno a fare la differenza anche nel modo di viaggiare, senza poi dimenticare che l’allentamento delle misure di distanziamento sociale perdurerà a lungo anche quando avremo zero contagi e, anche questo, andrà a pesare sulla libertà di circolazione di tutti. E poi bisogna chiedersi ancora quando verrà realmente ripristinato l’accordo di Shengen, che ci rende un unico Paese.

I problemi e le dinamiche sono quindi assai complessi e investono molteplici aspetti individuali, ma anche economici e politici. Ed è qui che si inserisce l’aspetto psicologico che ha un peso non indifferente e strettamente correlato agli aspetti di cui sopra.

A tal proposito molti sono gli operatori del settore, dai tour operator alle strutture ricettive, passando per chi le promuove, che si sono interrogati e c’è anche chi come Open Mind Consulting, ha deciso di interpellare il Professor Mauro Felletti, psicanalista e psicoterapeuta dell’adulto, dell’età evolutiva ed adolescenza, e della coppia, per fare luce su un tema che sta a cuore a molti, soprattutto a un Paese, il nostro, che di turismo vive.

Diventa sicuramente difficile fare oggi previsioni con tutte queste variabili sul tavolo. Ma, se usciamo da questa ansia di sapere come fare concretamente e subito e ci occupiamo di capire, invece, come reagiremo a questa situazione, per noi del tutto nuova e certamente destabilizzante, è facile intuire che torneremo a vivere e a rioccupare tutti gli spazi che oggi ci sono ristrettì e limitati, perché insopprimibile è la necessità dell’Uomo ad andare oltre, a muoversi, anche vincendo le proprie paure.

In merito, dice il Professor Felletti: «Abbiamo dentro di noi spinte biologiche a questo comportamento, fondate su meccanismi neurologici e psicologici propri dei mammiferi, che nelle neuroscience vengono indicati come ‘comportamenti di esplorazione’ e che, nei mammiferi, hanno a che fare con la sopravvivenza, mentre nell’uomo si trasformano in bisogno di sapere superando il naturale per farsi culturale. Noi siamo sospesi tra ‘nature’ e ‘nurture’ (nutrimento) e questa pulsione, che raggiunge il massimo della sua espressione nella nostra specie, nessuna epidemia, per quanto grave, può arrestare».

Per cui si rallenta in momenti come questo ma poi il passo appena può riprende spedito. E lo si intuisce dal movimento che perdura nonostante le restrizioni imposte: non c’è multa, sanzione che può fermare quella vocazione di sapere e di andare al di là. Non ci fermerà il Covid-19 come non ci ha fermato la peste nel Medioevo ben più grave di questa epidemia.

Prosegue il dr. Felletti: «La curiosità è innata nell’uomo e non si può spegnere. Niente può riuscirci perché ha radici biologiche profonde: sono i meccanismi su cui si fonda la vita e che crea quell’istinto epistemofilico (curiosità ed istinto di conoscere) che ci porterà su Marte fra non molto tempo. Questa è la natura dell’Homo Sapiens Sapiens che da questa esperienza riemergerà cambiato».

Saremo di sicuro più attenti all’ambiente con una sensibilità e responsabilità maggiore e una curiosità più profonda verso la Madre Terra. E anche questa in fondo è un’indicazione pratica su come fare domani. Del resto, lo stesso Papa Francesco, in una delle sue omelie ha affermato: “non si può stare bene in una casa malata”.

Partendo da questo presupposto, cambieranno radicalmente le esigenze dei viaggiatori post pandemia. Se nell’immediato sarà l’incoming a ripartire, seguendo il richiamo: “Io resto in Italia”, l’outgoing si riprenderà più lentamente verso quelle destinazioni che sapranno garantire sicurezza sanitaria, fermo restando che anche i nostri potenziali turisti incoming dovranno considerare sicura e affidabile l’Italia dal punto di vista sanitario e sociale. Perché saranno le mete estere considerate sicure (sanitariamente) a riprendersi per prime e a essere richieste da un viaggiatore che domani cercherà Paesi e prodotti che gli assicureranno situazioni no-stress, poco affollate, ambienti sani, paesaggi intatti, pulizia, correttezza, servizi efficienti e organizzati, rispettosi dell’ambiente.

I beni di un Paese intesi come ambiente, ecosistema, patrimonio culturale e artistico, di cui il turista vuole godere, e che lo spingono a scegliere una meta piuttosto che un’altra, dovranno trovare un armonioso riscontro nelle infrastrutture e nei servizi che consentono al viaggiatore una fruizione/godimento piacevole di tali beni. Un Paese piacevole per gli altri è un Paese bello e accogliente in primis per chi ci vive. Quindi bisognerà lavorare con un obiettivo preciso e ambizioso: quello di saper connotare e costruire prodotti (che siano destinazioni o tour/soggiorni) in grado di raccontare e far percepire al viaggiatore la precisa sensazione di sana accoglienza.

Mete di cui nessun turista vorrà fare a meno o che potrà mancare di visitare e raggiungere, per vivere esperienze che lo coinvolgeranno con e in tutti i sensi.

Quindi, se non abbiamo certezze su quando il settore turistico ripartirà a vele spiegate, su quali saranno le conseguenze di questa pandemia e di che portata, certamente più chiare sono le indicazioni su come è possibile iniziare a pianificare la promozione di una destinazione, su quali fattori fare leva e su come impostare la costruzione di nuove esperienze.

di Lidia Pregnolato per DailyMood.it

 

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