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Adozioni a distanza: quando famiglia significa qualcosa di più.

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Secondo alcune recenti stime circa il 10 per cento del pianeta vive con meno di due dollari al giorno e, in alcuni paesi africani, addirittura con meno. Si tratta sicuramente di dati che fanno riflettere, che colpiscono come un vero e proprio schiaffo in piena faccia e ci portano a domande importanti.

Con l’avvento della globalizzazione, infatti, ci siamo ritrovati tutti molto più vicini di quanto ci si aspettasse, tanto che la povertà e i bisogni di persone a km di distanza attraversano senza fatica lo schermo del nostro smartphone o del nostro PC arrivando a toccarci da vicino. Sono momenti come questi, in cui ci soffermiamo sulla vita dell’altro, di chi consideriamo “diverso” e meno fortunato che, forse, ci aiutano a darci le risposte giuste.

Se questo non bastasse, ad aprire una finestra su un mondo a pochi passi da noi ci pensano le Onlus, che ci spingono a superare queste barriere, invitandoci a metterci in gioco in prima persona per la difesa dei diritti di bambini e donne che vivono in paesi sottosviluppati e garantire loro istruzione, salute e protezione da violenze e abusi. Come? Sicuramente ci sono diversi modi per farlo.

Per esempio, ogni giorno, moltissime persone si informano, tramite Google, sulle donazioni a distanza per bambini e donne, spesso viste, nonostante il progresso, con occhio sospetto e una certa dose di diffidenza. In realtà, il sostegno a distanza rappresenta un gesto unico, che permette a un bambino, una donna, una madre, di cambiare la propria vita in meglio, di sopravvivere a malattie considerate normali nei paesi sviluppati, di combattere povertà, malnutrizione e analfabetismo.

Questo tipo di adozione non ha alcun tipo di valenza giuridica o sociale, a differenza della più nota adozione internazionale, ma ha lo scopo di aiutare economicamente una o più persone (anche maggiorenni) facenti parte di un particolare progetto in una nazione estera. Si tratta di un tipo di supporto mirato ed efficace, volto soprattutto alla riduzione della mortalità infantile, che permette a un bambino di continuare a vivere con la propria famiglia.

Purtroppo, però, questo tema spesso non viene approfondito, ci si ferma in superficie, ad una parola vuota, invece di immergersi in un’accurata analisi. Esistono, infatti, diverse tipologie di sostegno a distanza che meritano di essere conosciute: si può infatti aiutare un bambino, un’intera famiglia o addirittura una comunità più o meno estesa. Questo avviene tramite una donazione mensile, accompagnata dalla foto del bambino o della comunità, da scambi epistolari e aggiornamenti in tempo reale.

Un aiuto, quindi, che non si limita a “un Paese”, a “un nome” o “un volto”. Si entra in una casa, una capanna, una piccola scuola portando con sé una serie di regali che, anche se possono sembrare strani alla maggior parte di noi, possono portare un aiuto concreto nella quotidianità e cambiare seriamente la vita di qualcuno: un semplice pallone da calcio, un sacco di riso, uno zainetto o un banco per la scuola possono davvero fare la differenza. Ecco il vero esempio di che cosa è possibile fare in Italia e nei paesi del sud del mondo con un serio e attento impegno.
Oltre a tutto questo, c’è anche un altro lato dell’adozione a distanza che molti non conoscono: tutte le donazioni sono, infatti, fiscalmente deducibili o detraibili secondo i limiti indicati dalla legge.

Un motivo in più per trovare il coraggio di attraversare quella finestra, andare oltre il pregiudizio, la comodità, la vita di tutti i giorni e creare, passo dopo passo, un legame indissolubile con chi ha davvero bisogno. Un legame che supera tempo e spazio.

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