Sfilate

LFW: la moda come gesto politico

Published

on

Si è conclusa il 18 febbraio l’ultima edizione della London Fashion Week e, ancora una volta, è riuscita a spiazzarci, mantenendo il suo meritatissimo primato di settimana della moda più innovatrice – difficilmente Milano e Parigi riusciranno a superarla in tal senso.

E se quella di New York si era chiusa con un vero e proprio inno al femminismo, grazie al coraggio e alle intuizioni dei designer berlinesi di Namilla, quella di Londra non è stata certo da meno. L’irriverente e amatissimo brand 16Arlington – molto in voga fra le star e da Lady Gaga – infatti, ha portato in passerella una delle nuove icone del femminismo: l’attrice, regista, produttrice e creatrice della serie già cult Girls Lena Dunham.

Lena Dunham in 16Arlington (Credits Getty)

D’altronde, chi meglio della Dunham può farsi portavoce di una nuova idea di bellezza? Un’idea certamente più inclusiva e capace di rompere i pericolosi modelli femminili della “taglia 38,” mostrando tutta la bellezza e la sensualità di una taglia 50. Nella speranza che questo sia solo l’inizio di una nuova fase della storia della moda, intanto viva 16Arlington!

Ancora più politica la tenacissima e super punk Vivienne Westwood – che da sempre utilizza la moda come strumento per veicolare messaggi politici e portare avanti importanti battaglie sociali. Questa volta, al centro della sua mostra True Punk all’interno della Serpentine Gallery, c’è stato il sostegno all’amico e attivista Julian Assange, in attesa di giudizio e detenuto in un carcere di massima sicurezza.

Capace di rinnovarsi ad ogni collezione, restando coerente alla sua cifra stilistica, la Westwood recupera elementi estetici e stilistici della tradizione per poi mescolarli con la modernità. Vediamo così un classico tweed in cotone organico e con bottoni riciclati al fianco di immagini che gridano “Justice for Julian”.

Largo spazio alla sostenibilità che, specie a Londra, diventa sempre più contagiosa. A rinnovare il proprio impegno in questo ambito è il famosissimo brand californiano J Brand che ha portato in passerella un’innovativa capsule collection assieme all’emergente Michael Halper. Al denim minimal ed etico a cui siamo abituati si aggiungono dettagli più patinati e glamour in un nuovo e perfetto equilibrio.

E ancora politica con Roland Mouret che dichiara esplicitamente di ispirarsi agli anni delle tensioni sociali dell’era tatcheriana. Coprispalle XL, gonne pudiche che coprono le ginocchia e farebbero urlare di dolore Mary Quant e foulard con su scritto “Your lies are not my dreams”.

Dai personaggi di Riff Raff a quelli della tradizione aborigena. Il designer britannico e di origine turco-cipriota Hussein Chalayan, infatti, ha creato una collezione ispirata proprio agli indigeni australiani, dalle forme morbide e sartoriali. Sicuramente, i più riusciti sono i look monocromatici.

Ma arriviamo a quello che è stato uno dei brand più attesi di questa LFW, Tommy Hilfiger. Ad aprire la catwalk è stata la strabiliante venere nera Naomi Campbell con un outfit sportivo dalle tinte fluo. L’evento-show TOMMYNOW, allestito all’interno della meravigliosa cornice della Tate Modern, ha portato in scena look etici e sportivi. Per l’occasione hanno sfilato grande nomi, tra cui: Lottie Moss, sorella di Kate; Pixie Geldof; Irina Shayk; Georgia May Jagger; Halima Aden.

Victoria Beckham (Credits Getty)

E ancora due nomi che a Londra sono di casa: Victoria Beckham e Burberry. La prima molto classica e sofisticata, con degli elementi più moderni, e dai tratti versatili per un look elegante sia di giorno che di sera.

Il secondo, invece, caratterizzato come sempre dal genio di Riccardo Tisci, forse il primo ad aver saputo rivoluzionare così tanto lo storico brand inglese.

Memories” è il nome che l’artista ha dato alla sua sfilata Olympia di Londra, dove passato e futuro si mescolano in un susseguirsi di suggestioni continuo. Musica, arte, architettura ma anche poesia. L’ultima collezione di Burberry è tutto questo e anche altro. Applausi, appalusi, applausi.

Per finire, dopo Los Angeles con lo show di Tom Ford, la sposa è stata di gran moda anche a Londra. A partire da Simone Rocha che, a parte i lunghi e bucolici veli di pizzo, non ha convinto affatto con questa collezione “bride” in cui sembra mancare completamente anche l’idea stilistica.

Tutt’altra storia è stata la sposa di Richard Quinn che ha chiuso la sua collezione. Irriverente, sensualissima nel suo pudore e magnificente.

Ma per un matrimonio davvero anticonformista, ci ha pensato il turco Dilara Findikoglu. Troppo volutamente fuori dagli schemi? Può darsi, ma il designer ha coraggio da vendere e per questo ci è piaciuto.

E ora avanti con le ultime due “Big 4”. The Show Must Go On.

di Francesca Polici per DailyMood.it

0 Users (0 voti)
Criterion 10
What people say... Leave your rating
Ordina per:

Sii il primo a lasciare una recensione.

Verificato
{{{ review.rating_title }}}
{{{review.rating_comment | nl2br}}}

Di Più
{{ pageNumber+1 }}
Leave your rating

Il tuo browser non supporta il caricamento delle immagini. Scegline uno più moderno.

Click to comment

Trending