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Come te nessuno mai, il restauro a vent’anni dall’uscita

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Venti anni fa, dopo una fortunata anteprima alla Mostra del cinema di Venezia, si faceva strada nelle sale italiane un piccolo film sui giovani liceali. Nel cast gli unici nomi conosciuti al grande pubblico erano Anna Galiena e Luca De Filippo, mentre i protagonisti erano dei ragazzi alla loro prima apparizione sul grande schermo. Adolescenti sconosciuti, diretti da un regista trentunenne, Gabriele Muccino, tornato dietro la macchina da presa dopo il gradevole esordio con la commedia giovanilista Ecco fatto. Come te nessuno mai, questo era il titolo, molto accattivante, soprattutto per un target under 18. A produrre, la Fandango di Domenico Procacci, che l’anno precedente, oltre all’opera prima di Muccino, aveva con coraggio portato sullo schermo un altro cult generazionale, cioè Radiofreccia di Luciano Ligabue.

Il film era un classico racconto di formazione, con un gruppo di studenti liceali alle prese con i dubbi e le incertezze della loro età, la scoperta dell’amore e del sesso, la ricerca di una propria identità culturale e ideologica. Un film semplice che riuscì però a cristallizzare un’epoca e una generazione, con la sua naturalezza, la sua spontaneità, la sua scrittura realistica e la sua regia energica e vitale.

Avevo trentun’anni e mi sentivo anziano rispetto a mio fratello e i suoi amici”, ha dichiarato il regista alla presentazione del restauro del film nella sezione Alice nella città della Festa del cinema di Roma. “Avevo solo quindici anni più di loro, e per me fu una sorta di esplorazione antropologica per capire come parlavano, come agivano questi nuovi giovani che si affacciavano al mondo”. Per condurre quest’esplorazione Muccino si affidò proprio al fratello minore, Silvio, protagonista del film, che firmò anche la sceneggiatura e che in fondo ispirò tutta l’operazione.

L’idea di Come te nessuno mai fu di Gianluca Arcopinto (produttore esecutivo del film, ndr) – ha raccontato Domenico Procacci, anche lui presente all’incontro – che trovò molto interessante la spiegazione che gli aveva fatto Silvio del modo di vestire dei giovani romani. Una spiegazione che poi sarebbe diventata anche una scena del film”.

Tutti quindi partì dalla descrizione dei look di “fasci, alternativi (o zecche), b-boy, precisi (o pariolini) e normali”, categorie degli adolescenti romani di fine anni Novanta che identificavano perfettamente le diverse anime giovanili della città, tutte a loro modo ribelli. “A quindici anni hai l’assoluto in tasca – ha proseguito Muccino –  hai la convinzione di essere sempre nel giusto e hai l’arroganza, l’esuberanza, la presunzione di cambiare il mondo degli adulti. Volevo essere anche io ribelle come loro, nonostante quelle dei giovani di quegli anni fossero ribellioni piccole rispetto a quelle dei padri che avevano fatto il ‘68”. Fu anche questo confronto tra le due generazioni a fare breccia nel pubblico, e non solo in quello dei teenager, ma anche negli adulti over 50, che potevano identificarsi nello scontro genitori-figli e che, allo stesso tempo, si ritrovarono di fronte ad un prodotto assolutamente atipico per i loro standard cinematografici. “All’epoca si aveva difficoltà a catalogare il film – ha spiegato il regista – perché era diverso da tutto ciò che c’era intorno, che in qualche modo era figlio del cinema italiano d’autore degli anni ’80. E io non volevo fare quel cinema”.

In realtà, Come te nessuno mai appare ancora oggi come un prodotto assolutamente unico. E non soltanto perché ci restituisce un “mondo ormai antico, dove si usavano i citofoni per far scendere gli amici al portone”, ma anche e soprattutto perché non ha nulla a che fare con le commedie giovaniliste e i teen drama che nel primo decennio del Duemila (e oltre) hanno dominato la produzione cinematografica italiana: “ha una autenticità e una grazia impulsiva che lo rendono ancora qualcosa di tangibilmente presente e credibile”. Parola di Muccino. Ma anche di chi, a distanza di vent’anni, si è risentito adolescente guardando il film restaurato sul grande schermo.

di Antonio Valerio Spera per DailyMood.it

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