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Julie Andrews riceve il Leone d’Oro: standing ovation per la sua straordinaria carriera

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I“Ha rappresentato ai massimi livelli la recitazione, la danza, la musica, la scrittura e l’attivismo politico. La sua eleganza è diventata un valore assoluto: unica nella storia del cinema e assolutamente inimitabile”. Con queste parole Luca Guadagnino ha introdotto il Leone d’Oro alla carriera a Julie Andrews. Nella sala Grande del Lido di Venezia, la laudatio declamata dal regista italiano in onore della diva britannica è risuonata come un’eco dei pensieri di tutti gli spettatori presenti: “Julie Andrews è un’icona del ventesimo e del ventunesimo secolo, che trasmette una sorta di classicismo olimpico in ogni cosa che fa”, ha aggiunto Guadagnino. Parole che fotografano perfettamente la figura dell’attrice e il ruolo che occupa da più di sessant’anni nell’immaginario collettivo mondiale.

Dotata di un’estensione vocale di quattro ottave, Julie Andrews deve il successo tanto alle sue capacità canore quanto alla sua classe innata. Ha sempre dominato la scena con la sua semplicità, la naturalezza della sua eleganza, la luce dei suoi occhi e la bellezza del suo sorriso. Oggi, alla soglia delle 84 candeline, l’attrice sembra non aver perso nulla dell’aura magica che sprigiona sin dagli anni Cinquanta, da quando calcava i palcoscenici di Broadway portando in scena Camelot o My Fair Lady.

Approdata sul grande schermo, le è bastato un solo film, il primo, per entrare nella storia e rimanere per sempre scolpita negli occhi e nei cuori del pubblico di tutto il mondo. Con Mary Poppins, Julie Andrews conquista subito l’Oscar e diventa l’immagine della serenità, dell’amore, della gioia di vivere.

“Supercalifragilistichespiralidoso”, “basta un poco di zucchero e la pillola va giù”: è sufficiente pronunciare questi due celebri versi delle canzoni del capolavoro musicale della Disney per costruirci in un attimo l’immagine della grande Julie nelle nostre menti e riconciliarci subito con la vita. Se a questi, poi, aggiungiamo anche un “Do se do qualcosa a te, Re è il re che c’era un dì”, del successivo Tutti insieme appassionatamente, allora l’immagine dell’icona per eccellenza del musical classico per famiglie è fatta.

Un’immagine, questa, amata dalla stessa attrice e alimentata prima dedicandosi anche all’attività di autrice di libri per bambini e poi, nel nuovo secolo, prestando la voce come doppiatrice a diversi cartoon (i sequel di Shrek e Cattivissimo me) e realizzando il programma per ragazzi di Netflix Julie’s Greenroom.

Ma Julie Andrews non è stata solo questo, e la stessa Mostra di Venezia ha tenuto a sottolinearlo, proiettando dopo la premiazione il film Victor/Victoria, la commedia diretta nel 1982 dal suo secondo marito Blake Edwards, che in qualche modo è l’opera che meglio rappresenta la parte della sua carriera in cui si è allontanata dalla figura rassicurante costruitasi precedentemente. Perché la diva britannica è stata un’attrice totale, un’interprete sublime, che ha saputo spaziare tra i generi e cambiare ruoli, senza mai, però, tradire il suo pubblico.

Accolta sul red carpet da una folla urlante e in sala da una standing ovation di 10 minuti, Julie Andrews ha espresso tutta la sua gioia: “E’ un onore ricevere questo premio da parte del primo festival di cinema del mondo”. La diva, apparsa in gran forma, ha poi aggiunto: “Mi sento una persona fortunata per aver dedicato la maggior parte della mia vita alla recitazione e per aver potuto interpretare ruoli bellissimi”. Ed infine ha concluso con un pensiero per i giovani talenti: “rimanete fedeli ai vostri sogni e alla vostra visione”. Chissà se tra questi giovani ci sarà mai nessuno in grado di ripetere la sua straordinaria carriera. Chissà…

 

di Antonio Valerio Spera

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