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Suspiria – la recensione

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Si tinge di sangue la filmografia di Luca Guadagnino. Dopo il successo mondiale dell’intimo, tenero e nostalgico Chiamami col tuo nome, il regista italiano prosegue la sua strada nel cinema internazionale virando verso l’horror e omaggiando il grande Dario Argento. E’ infatti più un omaggio che un remake questo nuovo, attesissimo Suspiria. Un po’ perché Guadagnino rielabora completamente il plot narrativo dell’originale, basandosi sullo stesso soggetto ma cambiando ambientazione, evoluzione del racconto, aggiungendo un background storico e dando diverse prospettive di lettura dei personaggi; dall’altra perché lo stesso autore, cosciente della statura del capolavoro cult di Argento, ne reinventa completamente l’estetica e l’impianto visivo, rendendolo un prodotto assolutamente autonomo.

Con questo film, Guadagnino firma l’opera più folle e coraggiosa della sua carriera. Un turbine di orrore e violenza (non solo fisica) che ammalia e rapisce per le sue vorticose geometrie, per la sua costante inventiva, per la sua sinuosa matrice visionaria. Tra l’altro il solito stile algido ma energico del regista si sposa perfettamente con la dimensione horror, e l’atmosfera creata sullo schermo infonde la visione di una tensione psicologica costante che solo ad intervalli sfocia in sequenze difficili da sostenere, per l’esplicita cruenza delle immagini, per poi esplodere in un finale che non è altro che una danza di morte postespressionista.

Suspiria_-_Luca_Guadagnino__Courtesy_of_Amazon_Studios

Suspiria è dunque una gioia per gli occhi, un quadro “in movimento” che ipnotizza lo sguardo dello spettatore dal primo all’ultimo fotogramma. Con panoramiche e carrellate ottiche che rievocano, o meglio che rileggono, lo stile argentiano, Guadagnino disegna trame visive che coordinano i personaggi in dolorosi balli dell’anima sullo sfondo della Berlino divisa di fine anni ’70. In parte quest’ambientazione storica stona leggermente con la dimensione della pellicola, ma l’estro del regista e la bravura dei suoi interpreti (notevoli Dakota Johnson e Tilda Swinton, che si cimenta in ben tre ruoli diversi) mettono in secondo piano qualunque piccola sbavatura dello script.

Chi si aspetta un horror che rispetta in pieno i topoi del genere, molto probabilmente non rimarrà soddisfatto. Chi spera che Guadagnino abbia seguito l’estetica della paura di Argento, anche. Per apprezzare appieno Suspiria, è necessario mantenere in testa l’originale solo come punto di riferimento e non come termine di paragone. Perché Guadagnino, come sempre, ci regala la sua visione, e non vuole proporre al pubblico la versione 2.0 di un capolavoro del passato, ma esprimere il suo amore per quest’ultimo e per tante altre pellicole. Il film sicuramente dividerà, ma questo è il destino di tutto il cinema che prova ad osare.

di Antonio Valerio Spera per DailyMood.it

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Criterion 10
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