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Stronger – Io sono più forte. Gyllenhall è un eroe dell’America di oggi

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In epoca di reboot e remake, di cinecomic e di adattamenti frettolosi dell’ultimo romanzo bestseller, il biopic può essere considerato come l’outsider dei generi cinematografici, riuscito ad attirare l’attenzione di autori e case di produzione.
Negli ultimi anni abbiamo potuto così assistere sul grande schermo alle gioie e ai dolori di personaggi che per un motivo o per un altro si sono distinti per il loro essere diversi dagli altri: da Erin Brockovich a Jackie Kennedy, da John Nash a Stephen Hawkins, per poi passare da Harvey Milk, Ray Charles, Edith Piath, Re Giorgio VI e Margaret Thatcher. Storie commoventi, a volte drammatiche e a tratti romanzate, tuttavia accomunate dall’intenzione di raccontare una storia realmente accaduta.

Anche Stronger – Io sono più forte, diretto da David Gordon Green e presentato all’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma, racconta una storia vera ma questa volta la straordinarietà del protagonista risiede nella sua modestissima ordinarietà. Jeff Bauman (interpretato da Jake Gyllenhall) infatti non è uno scienziato o un Primo Ministro né tantomeno un musicista, ma lavora da Costco, gli piace bere birra con la sua chiassosa famiglia e tifa per i Red Sox. Allora perché dedicare un intero film ad un ragazzo come tanti altri? Perché Jeff nel 2013 perse entrambe le gambe nell’attentato che colpì la maratona di Boston e al suo risveglio in ospedale riuscì a fornire l’identikit del colpevole. Tutto questo è bastato per eleggerlo come simbolo di Boston Strong, lo slogan creato come reazione al tragico evento, trasformandolo dall’oggi al domani in un eroe nazionale.

Sono un eroe solo perché ero lì a farmi saltare in aria le gambe?” Una semplice frase pronunciata in un momento di sconforto è sufficiente per racchiudere il significato di Stronger. Nel 2016 già un altro lungometraggio aveva raccontato la strage della città del Massachusets in Boston – Caccia alla spia ma mentre in quel caso le vicende ruotavano esclusivamente attorno all’attacco terroristico e alla cattura degli attentatori, nel lavoro di Gordon Green l’attentato occupa solo pochi minuti di girato, i volti dei colpevoli non vengono mai nominati né mostrati. Questo non è il loro film. Stronger segue un’altra strada, più personale ed autentica, concentrandosi sul dramma personale con cui il protagonista si è trovato a convivere, senza alcun preavviso.
Nella sua lotta contro il destino ingiusto Jeff non è solo. Al suo fianco c’è la madre Patty (Miranda Richardson) ed Erin (Tatiana Maslany) la ragazza con cui il protagonista ha un rapporto tira e molla e che, per cercare di riconquistarla, era andato ad aspettare al traguardo della maratona. Se solo Jeff fosse stato il ragazzo irresponsabile di sempre o se solo non l’avesse amata così tanto, forse non sarebbe rimasto vittima della strage. In Erin si sviluppa sin da subito un senso di colpa che la porta a non lasciare mai solo Jeff, diventando per lui l’unico punto di riferimento saldo per affrontare il dolore e la riabilitazione. All’amore attento e dedito della giovane, si contrappone quello di Patty, il cui desiderio di rivedere il figlio camminare finisce per renderla insensibile alle necessità di quest’ultimo. Perché mentre Jeff avrebbe bisogno di stare da solo per riuscire a metabolizzare quanto gli è successo, lei asseconda la “fame” di speranza del popolo di Boston e dell’America tutta e consegna nelle mani del figlio ancora emotivamente instabile la bandiera a stelle e strisce, da sventolare con forza ad ogni occasione pubblica.
Jeff inizialmente cerca di resistere, ma i falsi sorrisi davanti alle telecamere iniziano ad essere opprimenti, e così il ragazzo cade in un vortice di disperazione e autocommiserazione.
Spetterà ad Erin convincerlo che la vita può riservargli ancora delle sorprese e che non c’è nulla di male a diffondere un po’ di speranza con la sua storia, accettando con convinzione di indossare il mantello da supereroe per dimostrare al mondo che il male non ha vinto e non vincerà mai.

Inscenando un percorso di riabilitazione tanto mentale quanto fisica, Stronger offre il ritratto intimista di un dramma personale vissuto da un uomo che con le sue normali debolezze e insicurezze è riuscito a trovare il lato positivo dell’essere sopravvissuto, diventando l’emblema di fiducia e coraggio di un’intera nazione colpita nel profondo.
Grazie alle interpretazioni potenti ed essenziali, mai sopra alle righe (e il rischio di esserlo in un dramma di questo genere era alto) offerte sia da Jake Gyllenhall che dalle colleghe Maslany e Richardson, questo biopic contemporaneo – pur concludendosi con il classico happy ending – è una rappresentazione umana ed onesta quanto basta per emozionare il pubblico senza scadere nel melò più sdolcinato.

Stronger – Io sono più forte vi aspetta nei cinema a partire dal 4 luglio.

di Marta Nozza Bielli per DailyMood.it

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