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Il Miracolo. Niccolò Ammaniti incuriosisce e incanta su Sky

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Sono bastati solo otto episodi a Niccolò Ammaniti per cambiare le carte in tavola della serialità televisiva italiana. Lui, che di storie ne ha raccontate tante ma attraverso le pagine di un romanzo, mai con una sceneggiatura. Per l’idea che aveva in testa questa volta però non sarebbero bastate solo le parole, serviva anche la potenza evocativa e visiva delle immagini perché come lui stesso ha affermato «la letteratura forse il sangue non sa restituirlo, soprattutto se esce da una statua sacra».

Da qui parte Il Miracolo, la serie tv coprodotta da Sky Italia, Wildside, Arte France e Kwaï e creata da Ammaniti (Io non ho paura, Come Dio Comanda), qui in veste non solo di showrunner ma anche di regista, alternandosi alla macchina da presa con Francesco Munzi e Lucio Pellegrini: una statua della Madonna viene ritrovata durante un blitz delle forze speciali in un nascondiglio della ‘Ndrangheta e questa, nonostante sia una comunissima statuetta in gesso come se ne vedono tante, piange litri di sangue.
Una volta portata la statua in un luogo lontano da occhi indiscreti, il generale Giacomo Votta (Sergio Alvelli) richiede l’intervento del Presidente del Consiglio Fabrizio Petromarchi (Guido Caprino) e della biologa Sandra Roversi (Alba Rohrwacher) per capire come agire e ai tre si aggiunge anche padre Marcello (Tommaso Ragno), l’unico a vedere nella statua un segno divino. Scienza, religione, pragmatismo e razionalità si ritrovano a dover trovare la soluzione ad un evento straordinario che sembra non avere spiegazione.

L’idea di partenza de Il Miracolo è senza dubbio di grande impatto e riesce a catturare subito l’attenzione di chi guarda creando uno spunto narrativo forte che regge durante tutti gli otto episodi. La Madonnina sanguinante infatti è sia l’elemento scatenante dei fatti raccontati ma anche il centro della rete che unisce i protagonisti della serie, accomunati da un profondo senso di disperazione che affligge le loro vite personali (il Premier è alle prese con il referendum per l’uscita dell’Italia dall’euro il cui risultato potrebbe determinare la fine della sua carriera politica, padre Marcello ruba i soldi delle donazioni della parrocchia per soddisfare il suo vizio incontrollabile del gioco d’azzardo e la vita di Sandra si divide tra il lavoro e le cure alla madre inferma e in stato semi-vegetativo). Al loro già collaudato sconforto si aggiunge la necessità di dare una risposta plausibile ad un fenomeno inspiegabile, che porterà tutti sull’orlo del baratro.
A scapito della credenza comune che attribuisce al miracolo un’accezione portentosa e risolutiva infatti, qui la sceneggiatura esegue un’inversione di marcia cosicché le esistenze già tormentate dei protagonisti non solo non vengono rassicurate ma anzi, cadono nell’abisso più profondo; mentre la statua continua imperterrita a piangere sangue, le vite di Sandra, Marcello e Fabrizio man mano si sgretolano, coinvolgendo anche le persone a loro più vicine. Tra queste spicca la moglie del premier Sole (interpretata da Elena Lietti), una donna annoiata e intrappolata in una vita da mamma infelice alla costante ricerca delle attenzioni del marito.

Sono diversi gli elementi che rendono Il Miracolo un prodotto seriale degno di nota, perché seppur ci siamo già trovati davanti a produzioni made in Italy riuscite a mettere d’accordo chiunque grazie all’altissimo livello di qualità (vedi Romanzo Criminale e Gomorra), con la nuova serie targata Sky si compie un decisivo passo avanti. È chiaro sin da subito infatti l’intento di Ammaniti di allontanarsi dai canoni tipici della fiction nostrana per percorrere un binario decisamente opposto, puntando tutto sul mistero. Nessuno ha idea di quello che potrebbe succedere e le soluzioni adottate dalla sceneggiatura sono tanto interessanti quanto anticonvenzionali per una narrazione all’italiana, prima fra tutte la totale assenza di un personaggio positivo (il generale Votta si distingue solo per il fatto di essere meno disperato degli altri e per essere riuscito a rimanere concreto senza lasciarsi sopraffare dagli eventi) o di situazioni in grado di smorzare l’atmosfera di angoscia che rimane costante nel corso degli episodi.

Ammaniti è riuscito a sfruttare un’idea di partenza accattivante per dare vita a qualcosa che va aldilà della semplice ricerca di una spiegazione, conducendoci in una sorta di esplorazione dell’anima dei protagonisti coinvolti mostrandoli per quello che sono attraverso le loro debolezze e anche se il mistero iniziale rimane irrisolto, il finale aperto (a cui il pubblico è abituato grazie alle serie televisive straniere) lascia libero lo spettatore di trovare lui stesso una risposta.

La recitazione a tratti forzatamente drammatica e uno script che a volte si lascia andare ad affermazioni un po’ scontante, rendono Il Miracolo una serie imperfetta ma non per questo immeritevole di lode. Non piacerà a tutti, questo è certo, ma all’esordio televisivo di Ammaniti va riconosciuto il coraggio di essere un prodotto di nicchia in grado di portare sugli schermi un mix di generi mai affrontati prima dalla serialità italiana. Senza dimenticarsi di strizzare l’occhio al pubblico internazionale, il che non fa mai male.

di Marta Nozza Bielli per DailyMood.it

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