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Avengers: infinity war. L’universo Marvel diventa dark

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Bisogna che tutto cambi perché tutto resti uguale. È la frase chiave de Il gattopardo. E, in qualche modo, ha a che fare anche con Avengers: Infinity War che, insieme al quarto capitolo del Dream Team di supereroi, chiuderà la prima fase del Marvel Cinematic Universe, un universo filmico iniziato 10 anni fa con Iron Man. Il film, nelle sale dal 25 aprile, è apparentemente tutto quello che ci aspettiamo da un film “collettivo” Marvel. Ma, prima da piccoli dettagli, poi dal sorprendente finale, ci accorgiamo che invece tutto è cambiato. Capitan America (Chris Evans) ha la barba ad incorniciargli il volto. Black Widow (Scarlett Johansson) ha i capelli biondi, e più corti. Bruce Banner (James Ruffalo) è presente, ma Hulk ha qualche problema… Gli Avengers si sono sciolti (“come una band? Come i Beatles?” chiede ignaro Banner, che è stato nello spazio:l’abbiamo visto in Thor: Ragnarok). Ma dovranno tornare insieme per fronteggiare la minaccia di Thanos, alieno distruttore che vuole prendere possesso di tutte le Gemme dell’Infinito e diventare padrone dell’Universo. Per distruggerlo.

I film degli Avengers mi sono sempre sembrati qualcosa di incompiuto rispetto ai film dei singoli supereroi (quelli di Iron Man, soprattutto), perché, dovendo mettere in scena una quantità enorme di eroi e dare spazio a ognuno, rischiano sempre di approfondire meno i personaggi. Lo spettacolo è sempre assicurato, ma si va sempre via veloce, non ci si sofferma. C’è poi il fatto che i personaggi, nei loro film, hanno avuto trattamenti diversi. E, anche qui, i toni si mescolano: c’è la sottile ironia dei momenti in cui è in scena Tony Stark, alias Iron Man (Robert Downey Jr.), la comicità più marcata della space opera pop de I guardiani della galassia, che qui sono presenti; altri momenti sono decisamente più seri e solenni. Guardare l’ultimo film degli Avengers è un po’ come entrare e uscire da alcune finestre, guardando su YouTube spezzoni di film diversi. O almeno, così credevamo guardando la prima parte del film.

Man mano che la visione prosegue, però, le cose cambiano, si evolvono, crescono. La trama comincia a prendere piede, il senso di pericolo aumenta. Il tono del film diventa oscuro, cupo, opprimente. Il villain del film è davvero qualcosa di invincibile, e capiamo che, per riuscire nell’impresa, anche i nostri eroi, che ormai sono nostri amici, rischiano la vita. Il finale, che arriva dopo una magniloquente doppia battaglia di oltre trenta minuti, è la cosa più sorprendente accaduta in questi dieci anni di Marvel Cinematic Universe, e probabilmente in tutta la storia dei cinecomic. E avvicina quasi Avengers: Infinity War, che resta uno spettacolo costruito ad arte per un grande pubblico, un blockbuster, al cinema di supereroi più adulto. Anche se non siamo ancora ai supererori d’autore, come i Batman di Burton e Nolan. Ai Fratelli Russo e Kevin Feige si deve dare atto di essere andati oltre le aspettative del genere, e questo è tanto. Con “bisogna che tutto cambi perché tutto resti uguale” vogliamo dire proprio questo: uguale a prima, se non superiore, sarà il successo del film. Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, ci insegna la Marvel. La responsabilità che si è presa tutto il team era enorme. E la sfida è vinta. In attesa di Avengers 4.

di Maurizio Ermisino per DailyMood.it

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