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A casa tutti bene. Muccino, il ritorno a casa e il pessimismo cosmico

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Esterno, giorno. Un gruppo di persone, al solito trafelate, si incontrano sulla banchina di un porto. Stanno per salire su un traghetto che li porterà su un’isola. Sono tutti parenti, fratelli, cugini, mariti e mogli, ex mariti ed ex mogli: l’occasione per la riunione di famiglia sono le nozze d’oro dei genitori. Inizia così A casa tutti bene, l’ultimo film di Gabriele Muccino, il suo “ritorno a casa”. A guardare il poster e il cast del film, viene subito il dubbio che il film sia il sequel de L’ultimo bacio e Baciami ancora. Ci sono ancora Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Sabrina Impacciatore e Stefania Sandrelli. A casa tutti bene invece non è il terzo atto della storia, è una storia a sé. Ma, in un certo senso, è come se lo fosse. Perché gli attori feticcio di Muccino, i suoi fedelissimi, portano in scena dei personaggi molto simili a quelli dei due film in questione. Stefano Accorsi è Paolo, uno dei figli dei festeggiati Pietro e Alba (Ivano Marescotti e Stefania Sandrelli), che è ancora una volta l’eterno ragazzino, il Peter Pan dall’innamoramento facile, il creativo. Ok, stavolta non fa il pubblicitario, è uno scrittore un po’ spiantato. Ma guardate gli sguardi, i dialoghi, i fremiti dell’incontro con Isabella (Elena Cucci), e dite se non sembra l’incontro con Martina Stella ne L’ultimo bacio… Pierfrancesco Favino è Carlo, l’altro figlio di Pietro e Alba, ed è ancora un uomo sotto pressione, ligio ai doveri – professionali e coniugali – uno che può esplodere da un momento all’altro, e sembra tanto il Marco di Baciami ancora, “l’uomo con dei valori”. Sabrina Impacciatore è Sara, la terza figlia, e anche lei riprende in un certo senso il ruolo de L’ultimo bacio, la donna un po’ esaurita, qui con la variante di essere dedita al buddhismo e un po’ fuori dalla realtà. Stefania Sandrelli fa la mamma, ancora una volta, dolce, comprensiva, un po’ stanca della vita. Gabriele Muccino ha scritto i personaggi pensando a questi quattro attori, i suoi fedelissimi, ed è normale che li abbia costruiti propri accanto a loro.

Che cos’è allora A casa tutti bene? Non è il sequel de L’ultimo bacio e Baciami ancora, ma con loro forma un’ideale trilogia. Personaggi, situazioni, temi, toni, sono quelli. È dichiaratamente il film del ritorno a casa di Gabriele Muccino, dopo alcuni acclamati (e altri meno) film americani. E, per il ritorno a casa, il regista romano ha deciso di fare un film di posizionamento, di ribadire i propri marchi di fabbrica, di fare il film che tutti si aspettano da lui. Un film alla Muccino. E A casa tutti bene è esattamente questo, né più né meno. Ci sono i tradimenti, le scenate, l’ipocrisia e l’infelicità della famiglia borghese, gli affanni, le frenesie. La tragedia, stavolta, è solo sfiorata. E, nel finale, (in un film che ha più sottofinali de Il ritorno del Re), c’è spazio per un piccolo colpo di scena. Se è vero che è un discorso che Gabriele Muccino porta avanti coerentemente da anni, è anche vero che, stavolta, il tutto sembra accusare un po’ di stanchezza, di déjà vu, di trito e ritrito. Manca, soprattutto, quell’ironia e quel distacco che Muccino aveva usato con i suoi personaggi di Baciami ancora, come se in quel caso avesse voluto prenderne un po’ le distanze, non prenderli (e prendersi) troppo sul serio. Non aiuta il film una sceneggiatura che lascia tutto un po’ in superficie.

Alfred Hitchcock diceva che, se sappiamo che sotto un tavolo c’è una bomba che sta per esplodere, staremo in ansia fino a che esploderà, siano i protagonisti buoni o cattivi. È il meccanismo della suspense. Ora, parlare di suspence in A casa tutti bene sarebbe fuori luogo. Ma è vero che, nella casa di Pietro e Alba, capiamo subito che ci sono tante bombe, tanti disagi interiori, che sono destinati a esplodere. La situazione dell’isola dove i personaggi, causa maltempo, sono bloccati per tre giorni, la divisione coatta degli spazi dove tutto si esaspera, è l’idea migliore e la vera novità per Muccino, che ha sempre raccontato ambienti chiusi, ma mai così tanto. Quello che non è nuovo è il racconto di quel mondo borghese quasi irreale, dove la maggior parte dei personaggi sembra avere sempre così tanto tempo e soldi per complicarsi la vita, tradire, andare e venire. Qualcuno che non ce li ha, in realtà qui c’è (è il cugino Riccardo, un bravo Gianmarco Tognazzi), e infatti è il “paria” della famiglia. Muccino firma un film che potrebbe chiudere una fase e (si spera) aprirne un’altra. È chiaro che, con mostri di bravura come Favino e la Sandrelli, il risultato lo porta a casa. Ma da un autore così dobbiamo aspettarci di più.

A casa tutti bene esce il 14 febbraio, San Valentino, ma non è proprio la commedia sentimentale che due innamorati vorrebbero vedere. Se ci pensiamo, gli unici personaggi positivi sono i due adolescenti, Luna ed Edoardo, e la madre di lei, Elettra (Valeria Solarino, ex moglie del Carlo di Pierfrancesco Favino). Sembra l’unica equilibrata, e l’unica sana di mente, ed è dichiaratamente la sola ad ammettere che i legami non fanno per lei. È da qui che si capisce cosa pensi Muccino dell’amore. E in A casa tutti bene sembra avere raggiunto un proprio pessimismo cosmico in materia.

di Maurizio Ermisino per DailyMood.it

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