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Venezia 74, giorno 6: Micaela Ramazzotti madre e moglie disperata in Una famiglia

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Bellissima, nel suo abito lungo, aveva già sfilato domenica sul red carpet, ma solo come accompagnatrice del marito Paolo Virzì. Ieri è stata però lei la vera star. Micaela Ramazzotti è stata uno dei volti copertina di questo lunedì festivaliero. Protagonista del film di Sebastiano Riso, Una famiglia, secondo titolo italiano in concorso, l’attrice romana ci ha regalato una performance intensa e piena di dolore. La troviamo infatti nel ruolo di Maria, moglie di Vincent, che vive col marito in apparente felicità e normalità coniugale. Ma in realtà nascondono un segreto: spinti da Vincent, aiutano altre coppie ad avere figli, concependoli per loro. Improvvisamente, però, Maria decide di voler cambiare le cose: vuole una sua famiglia e si ribella al marito. Data la storia è facile dedurre che non si tratta di un film semplice, ma d’altronde anche l’opera prima di Riso (Più buio di mezzanotte), che vedeva nel cast sempre la Ramazzotti, presentava una tematica altrettanto dolorosa (l’adolescenza disperata di un giovane gay a Catania, costretto ad una cura ormonale dal padre). Quella pellicola passò con successo tre anni fa alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes, convincendo anche la critica internazionale. Qui al Lido, invece, la seconda fatica del regista non ha avuto un’accoglienza molto calorosa: alla proiezione per la stampa, molta indifferenza tra qualche fischi e qualche timido applauso. “E’ l’ennesima madre della mia carriera – ha affermato la Ramazzotti alla stampa – ma io non amo le eroine, preferisco le donne disperate, che voglio difendere sul grande schermo”. D’altronde il cinema a volte vuole proprio dare voce a chi non ce l’ha: “Maria è una mamma bambina – ha proseguito l’attrice – che sembra essere schiava del marito-carceriere in questa vita che non ha scelto. Ma fin dalla prima scena si capisce che sta pensando ad una ribellione”.
Oltre a Una famiglia, ieri sono stati presentati in concorso anche altri due film. E se il film di Riso non ha convinto fino in fondo, queste due opere sono state invece accolte da vere ovazioni (e in molti si sbilanciano già prevedendo dei premi importanti). Ci riferiamo agli americani EX LIBRIS e Three Billboards Outside Ebbing, Missouri.

Il primo è il nuovo capolavoro di uno dei più grandi documentaristi viventi, Frederick Wiseman. Il film è il ritratto della Public Library di New York. Un’opera fiume di più di tre ore che si concentra sulla vita culturale animata dalla biblioteca della Grande Mela e dalle sue 90 filiali sparse per la metropoli. “Questo documentario ci mostra che le biblioteche non stanno sparendo, come invece molti pensano”, ha dichiarato il regista. “I libri non scompariranno mai e le biblioteche sono archivi che sopravviveranno anche alla digitalizzazione, perché gli originali su carta hanno un valore inestimabile”.

Il secondo, invece, diretto da Martin McDonagh, il regista del bellissimo In Bruges, è una dark comedy straordinaria che racconta di Mildred, donna che chiede giustizia per la figlia assassinata lanciando il suo messaggio di protesta affiggendo dei cartelloni pubblicitari appena fuori la città. Da lì si scatenerà una girandola di violenza e di rabbia, resa sullo schermo dal regista con ironia e cinismo. Applausi a scena aperta. Forse abbiamo il Leone d’Oro, anche se prevediamo più facilmente la Coppa Volpi ai protagonisti Sam Rockwell e Frances McDormand. Quest’ultima, tra l’altro, è stata la protagonista in serata di un vero proprio show sul tappeto rosso. Lei, infatti, che odia le passerelle, ha sviato i flash dei fotografi, che non hanno gradito. L’attrice allora ha risposto provocatoriamente mimando una scimmia. I festival del cinema sono anche questo. Soprattutto se ci troviamo di fronte ad un personaggio così particolare, se non unico, come la McDormand.

di Antonio Valerio Spera per DailyMood.it
Photo Credits: ©La Biennale di Venezia – Foto ASAC

 

 

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