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Vinicio Marchioni e Anna Foglietta presentano Il contagio

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In concorso alle Giornate degli Autori, Il contagio di è uno dei titoli italiani più attesi di Venezia 74. Tratto dall’omonimo romanzo di Walter Siti, prodotto da KimeraFilm, Rai Cinema, Notorious e Gekon Productions e diretto dai registi del cult di Et in terra pax (2010), Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, il film è un duro ed emozionante spaccato della Roma contemporanea. Un’opera corale che si fa ritratto di un’umanità variegata, fatta di solitudini, di rapporti fragili e sentimenti strozzati, di droga e disperazione, in alcuni casi di spregiudicatezza. Il tutto impreziosito da un cast in stato di grazia: da Vincenzo Salemme (assente qui al Lido), misuratissimo in questo inconsueto ruolo drammatico, all’intensa Anna Foglietta, dalla mai così convincente Giulia Bevilacqua alla rivelazione di Orecchie Daniele Parisi, dal commovente Vinicio Marchioni fino alla vera sorpresa, Maurizio Tesei.

Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, tornate a Venezia e alle Giornate degli Autori dopo sette anni. Che effetto fa?
Daniele Coluccini: Essere di nuovo alle Giornate degli Autori è come tornare a casa. Non è retorica. Grazie alle Giornate abbiamo presentato il nostro primo film e, quindi, quando ci hanno chiamato per presentare Il contagio abbiamo accettato subito, con grande gioia.
Matteo Botrugno: Oggi, come sanno bene i nostri produttori e i nostri attori, è difficile avere l’opportunità di fare un film e ancora di più è difficile farlo vedere. Per cui per noi è un vero onore essere qui.

Walter Siti, come ha reagito alla proposta di trarre un film da un suo romanzo? E’ la prima volta che succede…
Walter Siti: In realtà credevo fosse un onore il fatto che non fossero mai stati tratti film dai miei romanzi. Credo che dia più valore alla mia scrittura, difficilmente trascrivibile con un altro mezzo. Tantissime volte mi avevano chiesto i diritti dei miei romanzi, una volta ho anche iniziato a scrivere una sceneggiatura con Daniele Vicari, ma poi non si è fatto più nulla. Allora quando mi hanno chiesto i diritti de Il contagio ho accettato convinto che poi alla fine non sarebbe mai stato realizzato. E invece poi è stato fatto, ma io non c’entro niente. Non volevo entrare nella cosa, perché sono due mestieri completamente diversi. Loro si sono inventati una struttura diversa e autonoma.

Vinicio Marchioni, si tratta di un film duro che però in realtà è anche una storia d’amore, quella tra il tuo Marcello e il professore interpretato da Vincenzo Salemme…
Vinicio Marchioni: Nel film ci sono tante storie d’amore, non solo una. Lo stesso Marcello ne vive due, quella con il professore e quella con la moglie, Anna Foglietta. E poi credo che sia un atto d’amore anche lo stesso lavoro dei registi, che non giudicano mai i loro personaggi. Spero che questo aspetto arrivi al pubblico. Quindi l’amore è centrale, in tutto il film, ma penso che nella storia conti molto anche la mancanza d’amore.

La mancanza d’amore si nota soprattutto nei personaggi femminili, che subiscono i comportamenti dei loro mariti, e nel personaggio interpretato da Maurizio Tesei, il “cattivo” del film…
Anna Foglietta: Penso che la mia Chiara sia un personaggio positivo, il suo sorriso finale lo vedo come uno slancio verso la vita, dopo che è depressa per tutto il racconto. E’ un personaggio fragile, dolce, ma ho visto in lei tanta vitalità e per questo ho sentito il dovere di proteggerla.
Giulia Bevilacqua: Anche il mio personaggio è dolce e ingenuo. Sacrifica il suo posto nella società per stare accanto al suo uomo. Anche lei fa finta di non vedere il comportamento del marito ed ha molto entusiasmo e una freschezza pura.
Maurizio Tesei: Non definirei Mauro, il mio personaggio, un cattivo. E’ un personaggio che fa degli errori, due su tutti: quello di etichettare il mondo attorno a lui e quello di dare per scontato tante cose, come il rapporto con la moglie. Vede la felicità nei soldi, nel benessere e per questo sacrifica il suo matrimonio e la sua amicizia con Marcello.

Il film appare diviso in due parti ben distinte. Come mai questa scelta?
Matteo Botrugno e Daniele Coluccini: Anche nel libro c’è una struttura bipartita, che si svolge su due binari diversi. Nel film c’è una prima parte corale, in periferia, e una seconda incentrata su uno dei personaggi che diventa quasi schiavo della sua ambizione, della sua fame di potere. Sono comunque due facce della stessa medaglia.

di Antonio Valerio Spera per DailyMood.it

 

 

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