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Atomica Bionda. Berlino è fredda, Charlize Theron è caldissima

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Se il 17 agosto sarete ancora al mare, beh, prendetevi una pausa dalle serate all’aperto e andate in una sala cinematografica. Che abbia un ottimo impianto sonoro. E che sia ben refrigerata. Perché andrete a tuffarvi nella “città più fredda”. The Coldest City, infatti, è il nome della graphic novel di Antony Johnston da cui è tratto Atomica Bionda, il nuovo film di David Leitch con Charlize Theron. Verrete presi e catapultati nella Berlino del 1989, a pochi giorni dalla caduta dal muro. La città è la più fredda del mondo, perché la Guerra Fredda non è ancora finita, e tra MI6, CIA, Stasi e KGB i conti non sono stati ancora regolati. Così i servizi segreti inglesi inviano a Berlino Lorraine Broughton (Charlize Theron) per indagare sulla morte di un agente, scovare una misteriosa lista di spie sotto copertura, che si trova in un microfilm (che nostalgia sentire questo termine…), e stanare un traditore. Ovviamente la lista è il classico MacGuffin hitchcockiano in grado di muovere agenti, svelare tradimenti, mettere in atto regolamento di conti. Accanto alla Theron ci sono James McAvoy e John Goodman.

Detta così sarebbe una storia già vista mille volte. Ma in Atomica Bionda contano molte altre cose. Partire da una graphic novel e non dalla realtà, o dalla Storia, permette al regista una grande libertà. Partire da un disegno in bianco e nero permette di colorarlo, partire da una pagina silenziosa permette di darle un suono. Così David Leitch inonda la scena di luci al neon: il blu, il fucsia e il viola fendono il grigio di Berlino e scaldano i personaggi. Anche le grafiche in sovraimpressione, che riprendono gli spray fluorescenti del punk e dei rave, della acid house, vanno in quella direzione. E poi Leitch decide di alzare il volume, con una colonna sonora post punk e technopop dove si sentono New Order (Blue Monday), Depeche Mode (Behind The Wheel) David Bowie (Cat People e Under Pressure con i Queen), Clash (London Calling), oltre a due chicche di pop rock teutonico, Der Kommissar di Falco e 99 Luftballons di Nena. Il risultato è un’immersione in un’epoca, in un mondo, in una visione, che rinnova un genere come la spy story: siamo lontani dell’eleganza del Bond Movie, o dalla compostezza e la complessità delle storie di John Le Carrè. O dall’approccio storico de Il ponte delle spie. Una ventata di novità nel genere.

Una ventata a cui non è il caso di provare a resistere. È il caso di lasciarsi travolgere. La Berlino di Atomica Bionda è un mondo in cui tuffarsi. Camminare lungo quel muro che non c’è più, all’ombra della porta di Brandeburgo, passeggiare su Kurfürstendamm e sotto la Gedächtniskirche, spingersi fino ad Alexanderplatz ed entrare in quel cinema dove stanno proiettando Stalker di Tarkovskij. Perdersi nelle notti berlinesi, lasciarsi stordire dai bassi, dalle batterie elettroniche e dai sintetizzatori, fare l’amore con due ragazze bellissime. E aspettare che la tv dia la notizia che tutti aspettano: la caduta del muro. La bellezza e il rischio di Atomica Bionda è qui. Che si aspetti la prossima scena per capire che canzone partirà, che angolo di Berlino apparirà sullo schermo, e ci si dimentichi di seguire la storia.

Oppure che ci si dimentichi anche di tutto il resto e si resti abbagliati, più che dal neon, da Charlize Theron. Dalla sua bellezza, certo, ma anche dalla sua fisicità, dal suo coraggio. L’attrice sudafricana, 41 anni portati splendidamente, capelli biondo platino (ma attenzione, la vedremo in altri colori) entra in scena (ri)nascendo dalle acque, come Venere. Ma è l’acqua di una vasca da bagno, piena di cubetti di ghiaccio, dove si immerge per ritemprare il suo fisico – muscoloso, atletico, nervoso – da mille battaglie. La vediamo ferita, tumefatta (il film inizia dalla fine, dopo i fatti di Berlino, che vengono ricostruiti in flashback). E capiremo perché: nel film la sua Lorraine non si risparmia, spara, salta, fa a botte con tutti. Il momento clou è un piano sequenza in un palazzo di Berlino dove lotta con una decina di avversari, uno dopo l’altro, usando ogni arnese e ogni oggetto possibile, come accadeva nella famosa scena della colluttazione nella cucina della fattoria ne Il sipario strappato di Hitchcock. Charlize Theron è l’anima e il corpo del film: coraggiosa nel mettersi sempre in gioco in ruoli mai scontati, nell’allenarsi e girare in prima persona le scene d’azione (nelle quali si è rotta due denti). E nel girare più di una scena saffica (con la franco-algerina Sofia Boutella che è la spia francese Delphine), che è una danza tra due bellissime a abili ballerine.

Atomica Bionda è un film dal quale si esce piacevolmente frastornati. E non solo perché nei titoli di coda c’è Under Pressure di David Bowie. È ritmato e spettacolare. Le immagini di David Leitch sono sicuramente seducenti. Ma, anche se probabilmente non è l’obiettivo principale del film, ci sembra che Atomica Bionda riesca a cogliere l’essenza di quegli anni Ottanta, di cui solo ora ci rendiamo conto. Anni in cui le luci abbaglianti e fluorescenti, la musica sognante ed elettrica ci cullavano dandoci l’impressione di essere in un film, in un fumetto, in un sogno. Mentre sotto c’erano il freddo e il grigio della Guerra Fredda, il pericolo di crisi internazionali. E probabilmente stava già nascendo il mondo come lo conosciamo oggi.

di Maurizio Ermisino per DailyMood.it

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