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Cattivissimo Me 3. Gru goes to Hollywood

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Gru goes to Hollywood. Perché gran parte della storia di Cattivissimo Me 3, nuovo capitolo della fortunata franchise firmata Illumination Entertainment in uscita il 24 agosto, si svolge nella Mecca del cinema. E perché, complice un nuovo cattivo, il film ha un deciso sapore anni Ottanta, come la band che citiamo nel titolo. Gru è ormai parte integrante della Lega Anti Cattivi, accanto a Lucy, superspia che è diventata la sua compagna di vita. I due sono alla caccia di un nuovo cattivo: è Balthazar Bratt, ex bambino prodigio al centro di una serie tv negli anni Ottanta, e accantonato dagli studios non appena cresciuto. Durante una missione sfugge a Gru e Lucy, che così vengono licenziati. Come se non bastasse, i nostri sono alle prese con il difficile mestiere di genitori, mentre i minions, che vogliono tornare a fare i criminali, si ribellano, e spunta un fratello gemello di Gru. Che vuole riportare il nostro eroe al Lato Oscuro… Nel frattempo, Balthazar pensa alla sua grande vendetta: radere al suolo Hollywood.

Non è facile ridare nuova linfa a un film d’animazione, soprattutto se nasce da una grande idea. Non è facile rendere tridimensionali anche a livello di anima (a livello grafico lo sono già, il film si potrà vedere anche in 3D) dei personaggi disegnati. Un film d’animazione spesso è un’opera compiuta, e, data la sua natura di racconto per famiglie, deve avere una morale e una crescita dei personaggi che si sviluppano nell’arco di un film. Non era facile mettere ancora in scena Gru dopo la sua evoluzione da super cattivo a super papà del primo film. Chris Renaud (qui alla produzione) e Pierre Coffin (qui alla regia con Kyle Balda) ci sono riusciti con il secondo film e, ancora di più, con questo terzo. Il segreto è far affrontare ai suoi personaggi nuove sfide. L’operazione è riuscita, e permette al film di sviluppare tre o quattro linee narrative in montaggio alternato. Così seguiamo Gru alle prese con il proprio passato e la propria natura (un fratello gemello e l’ombra del padre, altro grande “cattivo”) e Lucy con il suo nuovo ruolo di madre, combattuta tra autorità e complicità. Assistiamo alla storia di Balthazar, che confluirà in quella di Gru. E, poi, un vero film nel film, alla rocambolesca fuga dei minions. Gli irresistibili omini gialli sono una delle grandi invenzioni del cinema d’animazione recente, e da soli valgono il biglietto. Ma Cattivissimo Me 3 ha il pregio di essere un film corale, che non annoia mai perché mette in scena non uno, ma molti personaggi interessanti (non dimentichiamo le tre bambine, Agnes, Edith e Margo).

Più è riuscito il cattivo più è riuscito il film. È questa una delle regole auree del cinema. E Cattivissimo me 3 non fa eccezione. Balthazar, che per la sua vendetta ha bisogno di un diamante rosa come quello al centro di un classico della commedia, La pantera rosa di Blake Edwards, ex giovane star caduta in disgrazia (come ce ne sono tante nello show business), oltre che a divertire e dare un senso al lato action del film, permette di condirlo con un sapore decisamente anni Ottanta, come le gomme da masticare alla fragola che usa come armi. Tra le musicassette che usa per prepararsi ai suoi assalti, il cubo di Rubik che campeggia sopra il suo “covo” e gli improbabili abiti con le spalline, Balthazar permette di inserire Cattivissimo me 3 in una tendenza più che mai in atto, quella del revival anni Ottanta che, tra moda, cinema e musica pop, sembra essere sempre vincente. E di confezionare una colonna sonora strepitosa che, accanto al fedele Pharrell Williams, allinea Michael Jackson, a-ha, Nena e Madonna. E, cosa non trascurabile, permette alla Illumination di agganciare un altro target, quello dei tanti trenta-quarantenni che accompagneranno i loro bambini a vedere il film.

Il pop anni Ottanta è uno dei fattori che contribuiscono a dare un carattere deciso a Cattivissimo Me 3. Che, da buon spy-movie, si muove nelle atmosfere dei film di Mission: Impossible (mentre i primi due si avvicinavano più al mondo Bond), tra le classiche maschere che celano le identità delle persone e sequenze d’azione “estreme” che avvicinano Gru alle gesta di Tom Cruise. Mentre la vendetta di Balthazar avviene tramite un robot gigantesco che richiama i monster movie giapponesi. Ma Renaud e Coffin non si accontentano di ricreare un immaginario ben preciso. Ci tengono a ribadire la loro unicità e il loro essere europei, con una parte ambientata nel paese di Dru, il gemello di Gru, un immaginario paese europeo che ricorda molto la Francia, e il posto dell’Illumination nell’Olimpo dell’animazione attuale, tra un riferimento ad altri nuovi classici della produzione (Sing) e un altro a quelli della concorrenza. Se, in una scena marina, per un attimo vediamo due pesci pagliaccio (Alla ricerca di Nemo), è come se alla Illumination volessero dire: cara Pixar, siamo accanto a voi.

di Maurizio Ermisino per DailyMood.it

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