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Wonder Woman. Dagli anni quaranta a oggi, è sempre girl power

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Il Girl Power è una realtà. Lo era meno negli anni Quaranta, durante la Seconda Guerra Mondiale, in quello che era ancora a men’s men’s world, un mondo di uomini. Ma è in quel mondo, esattamente nel 1941, che nasce Wonder Woman, da un’idea di William Moulton Marston, che volle creare un supereroe al femminile proprio per dare un modello alle donne, per far sì che avessero un simbolo in cui riconoscersi, un’icona in cui rivedere i propri valori e le proprie idee. Wonder Woman nasce così come un eroe con tutta la forza di Superman e il fascino di una donna capace, oltre che bellissima. A completare il tutto un’uniforme molto succinta e i colori della bandiera americana, e il gioco è fatto. Wonder Woman diventa immediatamente un’icona, un punto di riferimento per le donne. Non a caso sono gli anni in cui le donne iniziavano a lavorare duramente al posto degli uomini impegnati nella guerra: è del 1943, infatti, la famosa campagna “We Can Do It!” della Westinghouse Electric, che aveva lo scopo di esortare le donne assunte in fabbrica a lavorare più duramente. Insomma, il mondo stava cambiando, il ruolo delle donne stava (faticosamente) cambiando. E Wonder Woman era lì a testimoniare tutto questo. Da 75 anni l’eroina della DC Comics è un simbolo globale di forza e uguaglianza.

Una forza paragonabile a quella di Superman. Una velocità simile a quella dell’uomo d’acciaio. Un fisico resistente al dolore e alle ferite. E poi, armi strategiche. Come il lazo d’oro, che costringe le persone a dire la verità, dei bracciali in grado di respingere qualsiasi cosa, e una tiara in grado di darle poteri telepatici. Wonder Woman è nota per tutte queste cose. Ma anche per la sua intelligenze e saggezza. E per la sua grazia. Per chi è cresciuto negli anni Settanta e Ottanta, Wonder Woman è soprattutto Lynda Carter, la bellissima attrice americana (semifinalista a Miss Mondo) che la impersonava nella famosa serie televisiva (andata in onda in Usa dal ’74 al ’79 e da noi anche negli anni successivi): occhi azzurri, capelli neri vaporosi, tuta dai colori sgargianti. La seconda Wonder Woman in carne ed ossa è poco nota, ed è durata poco: si tratta di Adrienne Palicki, bellezza più convenzionale, un passato in serie interessanti come Friday Night Lights, diventata la supereroina per eccellenza solo in un pilota di una serie tv del 2011, che poi è stata abbandonata.

Wonder Woman arriva, finalmente, sul grande schermo nel film di Patty Jenkins (Monster), con le fattezze della splendida attrice israeliana Gal Gadot. Una scelta terribilmente azzeccata, tanto da far pensare che sia sempre stata l’unica Wonder Woman possibile. Anche lei ha un passato da miss, ma anche uno da soldatessa (in Israele è la norma), e da insegnante di combattimento. Cose che non guastano, se si vuole impersonare un’eroina. Ma quel che colpisce, guardando la sua nuova Wonder Woman, è l’assoluta armonia del suo volto e del suo corpo. Gal ha un fisico felino, tonico, ma senza essere muscoloso come quelle eroine d’azione che siamo abituati a vedere sul grande schermo. Se ci pensate, è assolutamente normale: le altre donne diventano eroine d’azione, allenandosi e preparandosi; Wonder Woman è un’eroina, lo è da sempre, essendo un’amazzone, cioè una creatura fatta della stessa materia di cui sono fatti gli dei. Gal Gadot si muove con l’eleganza di una danzatrice nelle scene d’azione. Il suo volto fiero e sensuale, occhi neri profondissimi, la bocca carnosa e florida come un frutto esotico, è perfetto per un personaggio che è una guerriera, ma anche una bambina. Diana, nel film che è un’origin story, è al suo primo viaggio nel nostro mondo, dopo una vita passata sulla sua isola. Da un lato è una guerriera nata, dall’altro una ragazzina alla prime armi. La nuova Wonder Woman è un particolarissimo mix di forza e bellezza, saggezza e ingenuità, determinazione e innocenza, risolutezza e candore. Un cerbiatto. Così bella che viene voglia di proteggerla. E invece è lei a proteggere noi, come nella scena in cui l’eroe maschile, lo Steve Trevor di Chris Pine, prova a mettere il suo corpo davanti a lei, e lei gli dice di farsi da parte.

Un modello per tutte le donne. Che piace anche agli uomini. Per questo Wonder Woman è un’icona universale. Il suo ideatore William Moulton Marston l’aveva fatta nascere durante la Seconda Guerra Mondiale, ma il film è ambientato nel 1918, e tocca un luogo chiave come Londra, per inserire Wonder Woman nel mondo delle suffragette, farla vivere in un contesto in cui le donne non avevano ancora diritti e ruoli degni di nota. Oggi le cose sono cambiate. Ma forse non abbastanza. Forse c’è ancora bisogno di Wonder Woman.

di Maurizio Ermisino per DailyMood.it

 

 

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