Venezia 73

La politica britannica e la storia della Terra in concorso a Venezia 73

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La storia della Terra. Il nuovo film di Terrence Malick ha l’ambizione di raccontare proprio questo. Il regista di The Tree of Life firma un documentario che mette un punto al suo discorso sulla Natura e sull’uomo iniziato con il film Palma d’Oro a Cannes nel 2011 e proseguito con i più criptici e meno entusiasmanti To The Wonder e Knight of Cups. Presentato in concorso a Venezia 73, ottenendo lunghi applausi a fine proiezione e candidandosi seriamente al Leone d’Oro, Voyage of Time: Life’s Journey è una vera e propria poesia visiva che si muove tra immagini suggestive dello spazio e della Terra, ripercorrendo le tappe dell’evoluzione di quest’ultima dal Big Bang ad oggi, dal nulla assoluto ai drammi umani del contemporaneo. Un film a dir poco ambizioso ma più che mai riuscito, coprodotto da National Geographic e narrato dalla voce suadente di Cate Blanchett (assente al Lido).

Voyage of Time – Life’s Journey @ La Biennale di Venezia

Come al solito, di Malick non si è vista neanche l’ombra. Il regista americano continua a non volersi presentare in pubblico e a non voler spendere una parola sui suoi lavori cinematografici. L’ultima sua – ormai storica – apparizione risale al 2007, quando concesse un incontro alla seconda edizione del Festival di Roma. A parlare per lui sono le immagini dei suoi film, ed anche i suoi produttori che hanno accompagnato la pellicola alla Mostra. Sophokles Tasioulis in conferenza stampa ha dichiarato: “Terrence con The Tree of Life ha iniziato un percorso nuovo per l’esperienza cinematografica, dove i dialoghi sono la cosa meno importante. Questo film è l’espressione più pura di questa scelta artistica. Nei suoi ultimi lavori c’erano personaggi nella stessa stanza che non parlavano e in questo documentario di certo non puoi aspettarti che due pianeti possano dialogare tra loro”.

The Journey @ La Biennale di Venezia

Oltre a Voyage of Time, l’altro film in concorso è stato The Journey di Nick Hamm, l’ennesima opera di questa Mostra a raccontare una storia vera. In questo caso è quella dell’incontro in Scozia tra Ian Paisley e Martin McGuinnes, il primo leader del partito conservatore, il secondo dei repubblicani. Obiettivo: arrivare all’accordo politico per porre fine alla guerra civile nordirlandese. A dieci anni di distanza da quell’evento, Hamm mette in scena quella giornata immaginandosi un lungo viaggio in macchina in cui i due esponenti politici si confrontano e si scontrano. Il risultato è un film chiaramente straverboso, dove si dà ugual spazio ed importanza a due visioni ideologiche opposte, senza prendere nessuna parte. “Volevamo un film populista – ha dichiarato il regista – divertente ma profondo allo stesso tempo”. E se la pellicola ne esce bene lo deve soprattutto ai suoi straordinari interpreti che sullo schermo danno vita ad un’indimenticabile sfida attoriale: i britannici Timothy Spall (recentemente visto in Turner di Mike Leigh) e Colm Meaney (ricordate Due sulla strada di Stephen Frears?). Nick Hamm li ha elogiati e inserendoli nella lista “dei migliori attori del mondo”. Sicuramente le loro performance non passano mai inosservate e non rimarremmo sorpresi se The Journey riuscisse a fargli vincere una Coppa Volpi. I loro “avversari” più forti, per ora, sono Jake Gyllenhall (Nocturnal Animal) e Oscar Martinez (El Ciudadano Ilustre). Staremo a vedere cosa deciderà la giuria presieduta da Sam Mendes.

Di Antonio Valerio Spera per DailyMood.it

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