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Venezia 73, a lezione di stile con Tom Ford

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L’eleganza, la classe, il rigore, la compostezza. Lo stile, cifra distintiva ma solo a patto che si metta “al servizio della sostanza”. Non solo in quella che fino a qualche anno fa ha costituito la sua principale attività di stilista, da Gucci a Yves Saint Laurent, passando per la creazione di un proprio marchio, ma anche sul grande schermo. Ultima conquista di una lunga poliedrica carriera che nel 2009 portava Tom Ford sulle passerelle della Mostra Internazionale d’Arte cinematografica di Venezia, con il suo primo film da regista: A single man, storia di un professore e della sua sconfinata solitudine nel tentativo quotidiano di superare la perdita del compago. Il film valse la Coppa Volpi a Colin Firth e chissà che quest’anno la stessa sorte non tocchi a Jake Gyllenhaal protagonista insieme a Amy Adams, Michael Shannon e Aaron Taylor-Johnson della sua seconda prova dietro la macchina da presa, “Nocturnal Animals”.
Ford torna a Venezia sette anni dopo il suo esordio alla regia e incanta per una quasi innata propensione al gusto e al minimalismo, che da sempre lo contraddistinguono, anche se ci tiene a precisare: “Lo stile deve servire la sostanza, non siamo solo stelle bisogna far parte della narrazione quando decidi di raccontare qualcosa. Non farei mai una scelta stilistica che non sia collegata alla storia”.
Quella presentata al festival in corso in questi giorni è l’adattamento del romanzo di Austin Wright, ‘Tony e Susan’, una riscrittura originale, feroce, ma necessaria perché “non puoi rendere l’essenza di un libro se decidi di tradurlo letteralmente, non potrai mai restituire gli stessi sentimenti”.
Ancora una volta Ford dà prova del suo genio creativo e libero da etichette o regole: “Dobbiamo abbandonare le convenzioni della nostra cultura, – ci tiene a dichiarare durante la presentazione veneziana del film –Oggi nessuno può dirci quale aspetto debbano avere uomini e donne, bisogna lasciar andare l’idea di come dovremmo essere per diventare i nostri veri sé”.
Un rivoluzionario che usa lo stile come strumento di provocazione e denuncia, e non poteva andare diversamente per uno che a 17 anni passava le notti nella caffetteria davanti allo storico Studio 54 disegnando gli schizzi ispirati ai frequentatori del club.
Sono nato in Texas, ma non ero la figura tradizionale dell’uomo forte, direi che ero piuttosto sensibile”, dice. Oggi ama definirsi “un regista vecchio stile” e spera che i suoi film possano far pensare anche dopo essere usciti dalla sala.

Photo Credit Copertina: Matteo Mignani per DailyMood.it
Photo Credit: La Biennale di Venezia-foto ASAC

di Elisabetta Bartucca per DailyMood.it

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