Venezia 73

Venezia 73, il giorno di Gabriele Muccino e del grande cinema americano

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“L’estate addosso, un anno è già passato…”, recita la nota canzone di Lorenzo Jovanotti, tormentone del 2015. E ad un anno di distanza dal successo del brano, Gabriele Muccino arriva alla Mostra del cinema di Venezia (e tra qualche giorno nelle sale italiane) con il film che porta proprio il titolo di questa canzone. L’estate addosso è la decima fatica dietro la macchina da presa per il regista romano ormai trapiantato negli Stati Uniti. Un’opera che segna per lui il ritorno al racconto generazionale dei suoi inizi, quello à la Come te nessuno mai per intenderci. E che piaccia o meno il cinema di Muccino – la critica italiana come sempre accade per i suoi film, è apparsa alquanto divisa – di sicuro muove il pubblico e fa parlare di sé. Al Lido di Venezia, ad esempio, ieri e l’altro ieri c’è stato l’assalto al biglietto per assistere alla proiezione del film, tanto da costringere la Mostra a programmarne subito una replica.

L’Estate Addosso @ La Biennale di Venezia

Con L’estate addosso, Muccino racconta di due ragazzi molto diversi che, alla fine delle scuole superiori, decidono di fare un viaggio in California, ospiti di una coppia gay che neanche conoscono. Sarà per loro viaggio iniziatico verso la maturità, un viaggio che cambierà le loro vite. Prodotto in Italia e girato tra Roma, San Francisco e Cuba, il film vede protagonista un giovane cast metà americano e metà italiano (Brando Pacitto e Matilda Lutz) e si presenta come un’opera fondata sull’effetto nostalgia: “Molte delle emozioni raccontate nel film sono quelle che la vita ci fa dimenticare, focalizzati su altre priorità – afferma il regista – le cose per me cruciali per la nostra crescita, per la nostra esistenza, per la nostra ambita felicità, vengono messe da parte”. “E’ un film sull’amore, la vita e la crescita – prosegue Muccino – avevo voglia di raccontare con leggerezza queste cose in un film in cui non c’è nulla di veramente superficiale”.

Se per il cinema italiano è stato il giorno di Muccino – ma non dimentichiamoci anche della piccola grande commedia in bianco e nero Orecchie di Alessandro Aronadio, con Rocco Papaleo, Pamela Villoresi, Silvia D’Amico e Milena Vukotic – per quello straniero è stata invece la giornata di tre attesissimi titoli: da una parte il ritorno del maestro tedesco Wim Wenders con Les Beaux Jours d’Aranjuez, dall’altra il grande cinema statunitense con The Light Between Oceans di Derek Cianfrance e Arrival di Denis Villeneuve.

Il primo, girato in francese e tratto da una pièce teatrale, segna il ritorno per Wenders all’utilizzo del 3D, una tecnica che “consente allo spettatore di essere all’interno delle storie”, come ha dichiarato lui stesso. Un film straparlato, che riflette sull’arte e sulla vita, e che ci restituisce un Wenders in buona forma dopo alcuni titoli non proprio eccellenti.

The Light Between Oceans @ La Biennale di Venezia

The Light Between Oceans e Arrival hanno invece deluso. Se le loro star, per il primo Michael Fassbender e Alicia Vikander (coppia nella vita come sullo schermo), per il secondo Amy Adams e Jeremy Renner, hanno entusiasmato il red carpet, “costringendo” anche alcuni fan ad accamparsi davanti alla passerella sin dalla sera precedente per riuscire ad ottenere un autografo dai loro divi, i film non hanno suscitato le reazioni attese. L’opera di Cianfrance si attesta lontana, per qualità ed incisività dei sentimenti, dal suo bellissimo Blue Valentine, presentandosi come un “melodrammone” in costume strozzato nelle emozioni; quella di Villeneuve, pur caratterizzata da una forma impeccabile e da una colonna sonora notevole, è un’operazione di fantascienza a tinte psicologiche che vuole essere un po’ Tarkovskij, un po’ Kubrick e un po’ Nolan ma che alla fine si perde in una sceneggiatura esile e poco convincente. Il pubblico forse gradirà ugualmente e garantirà successo a queste due pellicole. Ma la strada per il Leone d’Oro, per loro, sembra già sbarrata.

Di Antonio Valerio Spera per DailyMood.it

Photo Credit: La Biennale di Venezia

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