Venezia 73

La La Land, il musical di ieri nel cinema di oggi – La recensione

Published

on

Avete presente i musical di un tempo? Avete presente Un americano a Parigi o Cantando sotto la pioggia? Quei film la cui narrazione era portata avanti esclusivamente da canti e balli, le cui storie viaggiavano con leggerezza ai limiti dell’onirico trasmettendo gioia e speranza? Ecco, prendete quel cinema e provate ad immaginarvelo in una veste contemporanea, provate a prendere i suoi schemi e i suoi topoi e adattateli ai tempi di Internet, degli smartphone, della musica elettronica. Un’operazione a dir poco complicata. L’obiettivo di La La Land è proprio questo. Una sfida coraggiosa, voluta e perseguita dal giovane regista Damien Chazelle, talento rivelazione del bellissimo Whiplash, che alla fine ottiene un risultato sorprendente, originale, assolutamente unico.

Il film inizia alla grande, con un susseguirsi di canzoni e coreografie ammalianti e ipnotizzanti, piene di ritmo, di colori, di trovate, che scandiscono le tappe del corteggiamento, o meglio dell’avvicinamento sentimentale tra Sebastian (Ryan Gosling), pianista di jazz, e Mia (Emma Stone), aspirante attrice. Chazelle crea un universo sognante dal quale è impossibile non farsi “risucchiare”: una gioia per gli occhi, per le orecchie, che vede il regista muovere splendidamente la macchina da presa tra piroette, salti in piscina, tip tap, improbabili voli, danze tra le stelle. C’è tanto Stanley Donen nel film, tanto Minnelli, una spiccata cinefilia che non si riduce ad un banale e vuoto citazionismo, ma che si fa nuovo cinema, nuovo musical. In ogni scena si avverte magia, in ogni duetto quel senso di speranza tipico del genere classico, in ogni scenografia (e quante ce ne sono!) quella dimensione pittorica imprescindibile per raggiungere un’atmosfera onirica e gioiosa.

Poi però, nella parte centrale, Chazelle accantona il musical e vira verso il cinema musicale alla Whiplash. L’immersione nella realtà, con i suoi problemi, i suoi dolori, le sue difficoltà mette da parte i balli e le canzoni; la Los Angeles “di cartapesta” della prima parte diventa la città delle contraddizioni che in verità è, e la magia inizia a sfumare. La magia della storia, ma anche quella dello film, che sembra accusare il colpo. Il tutto funziona, non c’è dubbio, ma per quanto il senso di questa scelta appaia ben chiara – messaggio: al giorno d’oggi a volte è impossibile anche appigliarsi ai sogni -, a farne le spese sono la narrazione e la stessa natura della pellicola. Ma siamo ancora in un musical?, viene da chiedersi spesso. Chazelle cerca in tutti i modi di non far sentire il distacco tra la prima parte e la seconda parte, con un regia che continua ad avere un’anima musicale e a strizzare l’occhio alla “coreografia”. Ma il passaggio da un ritmo narrativo ad un altro si avverte troppo e il carattere ipnotizzante dell’inizio va gradualmente a perdersi nelle semplici dinamiche della storia d’amore tra i due giovani.

Peccato. Ma in ogni caso La La Land si riprende alla grande nel finale, splendido, e nel complesso lascia soddisfatti e sorpresi al punto giusto. Chazelle, nonostante quanto detto e qualche lungaggine di troppo, è un turbine di idee e di trovate, ed in più è un piacere vedere sullo schermo duettare Ryan Gosling e Emma Stone, nei balletti, nei canti, nei dialoghi ironici, in quelli più dolorosi o malinconici, nei loro scambi di sguardi. Due attori straordinari che reggono sulle spalle tutto il film.

Di Antonio Valerio Spera per DailyMood.it

0 Users (0 voti)
Criterion 10
What people say... Leave your rating
Ordina per:

Sii il primo a lasciare una recensione.

Verificato
{{{ review.rating_title }}}
{{{review.rating_comment | nl2br}}}

Di Più
{{ pageNumber+1 }}
Leave your rating

Il tuo browser non supporta il caricamento delle immagini. Scegline uno più moderno.

Click to comment

Trending