Elle Fanning, demone e musa per Nicolas Winding Refn

È il ‘demone al neon’ di Nicolas Winding Refn nell’ultimo orrorifico film del regista danese sul mondo della moda e la sua ossessione per la bellezza, contestatissimo a Cannes e nelle sale italiane dall’8 giugno. Oggi ha diciotto anni, ma ne aveva molti di meno, appena due, quando per la prima volta assaporò le luci della ribalta interpretando la versione più giovane della sorella Dakota Fanning nel dramma “Mi chiamo Sam”.
Alla presentazione romana di “The Neon Damon” Elle Fanning è uno sfavillare di fiori e volant, non smette di sorridere e di ascoltare in religioso silenzio le risposte alla stampa del regista che nel film l’ha trasformata in una disturbante bambola delle passerelle.
L’innocenza fanciullesca della baby star con ventitre film alle spalle e che vive ancora con i genitori incanta tutti, ma con la protagonista del film, l’aspirante modella Jesse vampirizzata lentamente dal desiderio di bellezza, Elle sembra avere poco a che fare: “La prima volta che ho incontrato Nicolas, mi ha chiesto: “Pensi di essere bella?”, facendomi sentire abbastanza a disagio perché tutti, dalla famiglia alla società, ti inducono a pensare che sia una di quelle domande a cui non si dovrebbe dare risposta. – spiega – Rispondere di sì porta immediatamente gli altri a pensare che tu sia semplicemente una narcisista, ma ci viene anche insegnato che ci si deve piacere e trovare belli. È un argomento abbastanza complesso e provocatorio, perché la linea di demarcazione tra il volersi bene in maniera sana e l’essere ossessionati da se stessi e dalla propria bellezza è molto sottile”.
E di una cosa è assolutamente convinta: “L’ossessione per la bellezza e la perfezione possono davvero distruggerti. Perché la perfezione non esiste e volerla raggiungere a tutti i costi può farti diventare pazzo”, avrebbe dichiarato qualche giorno fa all’americana Bang Showbiz.
La sua Jesse è una ragazza di provincia appena arrivata a Los Angeles, gli occhioni sgranati, lo sguardo felino e un indomabile candore almeno fino a quando neon, flash e abiti d’alta moda non l’avranno fagocitata: “Il mio personaggio finisce per essere ossessionato dalla bellezza fino alla caduta, ma non sono sicura che fosse così innocente e che non avesse pianificato tutto sin dall’inizio – racconta – Non sapevo dove mi avrebbe portato questo ruolo così diverso da tutti quelli precedenti: Jesse parlava attraverso me e mi diceva dove andare. E pian piano è diventata molto più dark di quello che era sulla pagina scritta, perché lo voleva lei. Ed io la seguivo.”
Quando ha girato “The Neon Demon” Elle aveva sedici anni: “Ero una teenager e come a tutti gli adolescenti mi piacevano quei film che dicono la verità e rompono le regole proprio come fa il nostro film, che ti sciocca e ti sorprende”, dice.
Intanto appena può cerca quell’angolo di normalità che una carriera fulminante, quasi bulimica, ha cercato più volte di strapparle: “Una volta a casa sei a casa e devi separare le due cose. Non puoi vivere in quel mondo 24 ore su 24, è impossibile. Devi metterlo da parte e provare a fare cose normali come buttare la spazzatura”, ci ha tenuto a ribadire a Cannes.
E le sfide certo non la preoccupano: nel 2015 è stata l’adolescente transgender di “About Ray” accanto a Naomi Watts e Susan Sarandon, all’orizzonte la seconda collaborazione dopo Somewhere con Sofia Coppola, che la dirigerà nel remake di “The Beguiled” del 1971.
E c’è chi come Refn, che in The Neon Demon le ha affidato le sue fantasie più narcisiste, non può fare a meno di subirne il fascino: “Senza Elle non avrei potuto realizzare questo film. Elle racchiude in sé le doti delle più grandi star dei film muti, possiede la magnifica qualità di sapersi trasformare. E la macchina da presa la adora”.

di Elisabetta Bartucca per DailyMood.it