Cine Mood
#OscarSoCool con il trionfo di Leonardo DiCaprio e de Il caso Spotlight
Published
8 anni agoon
Tutti in piedi per Leo, tutti in piedi per il maestro Morricone. La notte del 28 febbraio, la platea del Kodak Theatre di Los Angeles ha regalato emozionanti standing ovation a due mostri sacri del cinema che tanto hanno “penato” prima di aggiudicarsi l’ambita statuetta. Il compositore di The Hateful Eight aveva già ricevuto l’Oscar alla carriera nel 2007 ma, come il protagonista di The Revenant, era uscito sconfitto tutte le volte che si era trovato in una cinquina.
Il premio a Morricone non può che inorgoglire il cinema italiano, soprattutto in un’annata che purtroppo non vedeva un candidato tricolore tra i migliori film stranieri. Il maestro è apparso emozionato e con la voce rotta dalla commozione ha ringraziato la moglie Maria e il suo collega John Williams. Alla “tenera” età di 87 anni, ha dimostrato di possedere ancora l’innocenza e il coraggio di un esordiente. Si è tolto un’altra bella soddisfazione, speriamo non l’ultima della sua straordinaria carriera.
Per Leo e Morricone è stato così, ma non è stato lo stesso per un altro protagonista di questa edizione: Sylvester Stallone. Il “vecchio Sly” – se memoria non ci inganna, l’unico attore della storia ad aver ricevuto due nomination a distanza di 40 anni per lo stesso personaggio – era dato favorito alla vigilia nella categoria “attore non protagonista”, ma è stato battuto dal pregevole Mark Rylance dello spielberghiano Il ponte delle spie. Un Oscar meritato per l’attore inglese, come sarebbe stato meritato se l’avesse vinto Stallone. Quest’ultimo ha forse visto sfumare la sua ultima occasione ma, ne siamo certi, saprà incassare il colpo, resistere e ripartire proprio come il suo Rocky Balboa.
Il record della serata l’ha raggiunto il regista Iñárritu, che è entrato nella storia ed ha eguagliato John Ford e Joseph Mankiewicz vincendo per due anni consecutivi la statuetta come miglior regista (dopo quella per Birdman). Questo verdetto, tra l’altro, sancisce un vero predominio messicano nella categoria Best Director, considerato che due anni fa ad aggiudicarsi l’Oscar fu il collega-amico Alfonso Cuaròn, che vinse per Gravity.
Trai film d’animazione continua a dominare la Pixar (scontata e meritata la statuetta per Inside Out), tra i film stranieri a trionfare è lo splendido Son of Saul dell’ungherese Làszlò Nemes, mentre tra i documentari svetta il film Amy sulla compianta Amy Winehouse. Venendo alle attrici, la miglior protagonista, come da pronostici, è Brie Larson per Room, la miglior non protagonista Alicia Vikander per The Danish Girl: due giovani interpreti, due straordinari talenti che fanno centro alla loro prima nomination.
Accanto ai premiati (e ai delusi), ad impreziosire lo spettacolo sono stati senza dubbio l’host Chris Rock, bravissimo e capace di ironizzare con intelligenza sulla polemica #OscarSoWhite (mettendo un punto ad essa – speriamo) e il vicepresidente degli States John Biden, salito sul palco per dire basta alle violenze sessuali e per introdurre la performance di Lady Gaga. Quest’ultima ha cantato il brano “Til happens to you” circondata da giovani vittime di abusi. Il Kodak Theatre è esploso. Altro che Leo, altro che Morricone: forse la standing ovation più toccante della serata l’ha ricevuta l’eccentrica popstar. Magie che solo la notte degli Oscar può regalare.
di Antonio Valerio Spera per DailyMood.it
Credit: http://oscar.go.com
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