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#OscarSoCool con il trionfo di Leonardo DiCaprio e de Il caso Spotlight

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Tutti in piedi per Leo, tutti in piedi per il maestro Morricone. La notte del 28 febbraio, la platea del Kodak Theatre di Los Angeles ha regalato emozionanti standing ovation a due mostri sacri del cinema che tanto hanno “penato” prima di aggiudicarsi l’ambita statuetta. Il compositore di The Hateful Eight aveva già ricevuto l’Oscar alla carriera nel 2007 ma, come il protagonista di The Revenant, era uscito sconfitto tutte le volte che si era trovato in una cinquina.

Il premio a Morricone non può che inorgoglire il cinema italiano, soprattutto in un’annata che purtroppo non vedeva un candidato tricolore tra i migliori film stranieri. Il maestro è apparso emozionato e con la voce rotta dalla commozione ha ringraziato la moglie Maria e il suo collega John Williams. Alla “tenera” età di 87 anni, ha dimostrato di possedere ancora l’innocenza e il coraggio di un esordiente. Si è tolto un’altra bella soddisfazione, speriamo non l’ultima della sua straordinaria carriera.

Per Leonardo DiCaprio, invece, doveva essere la sua notte e così è stato. Finalmente, verrebbe da dire. Perché quello che possiamo considerare uno dei migliori attori, se non il migliore, della sua generazione era sinora incappato in sonanti delusioni, su tutte quella del mancato Oscar per The Wolf of Wall Street. Quando Julianne Moore, migliore attrice lo scorso anno, ha annunciato l’Oscar per l’attore protagonista pronunciando il suo nome, Leo non ha nascosto un po’ d’imbarazzo nel vedere la platea di colleghi alzarsi in piedi in suo onore. Ma poi si è sciolto, ha esaltato il lavoro del suo partner di scena Tom Hardy, del suo regista Alejandro G. Iñárritu e del direttore della fotografia Emmanuel Lubezki, andando alla fine a toccare la tematica delicata del rapporto uomo-natura, al centro di The Revenant, così come della sua stessa vita. Il divo di Titanic ha infatti incentrato il suo discorso sul problema climatico che affligge il pianeta e per il quale ci mette la faccia da anni. “I cambiamenti climatici sono un problema reale, la minaccia più urgente che abbia mai affrontato il genere umano”, ha dichiarato l’attore con la statuetta in mano. “Dobbiamo lavorare collettivamente e sostenere i leader di tutto il mondo che non parlano a nome di chi inquina e delle grandi corporation, ma che parlano a nome di tutta l’umanità”, ha proseguito DiCaprio, che poi ha concluso: “Non diamo per scontati questo pianeta, come io non davo per scontata questa serata”. Dopo tante delusioni, quindi, la paura di non aggiudicarsi l’Oscar non l’aveva lasciato libero neanche quest’anno. Fortunatamente, però, l’Academy ha sempre dimostrato di saper rimediare agli errori del passato e di riconoscere i meriti di una carriera.

Per Leo e Morricone è stato così, ma non è stato lo stesso per un altro protagonista di questa edizione: Sylvester Stallone. Il “vecchio Sly” – se memoria non ci inganna, l’unico attore della storia ad aver ricevuto due nomination a distanza di 40 anni per lo stesso personaggio – era dato favorito alla vigilia nella categoria “attore non protagonista”, ma è stato battuto dal pregevole Mark Rylance dello spielberghiano Il ponte delle spie. Un Oscar meritato per l’attore inglese, come sarebbe stato meritato se l’avesse vinto Stallone. Quest’ultimo ha forse visto sfumare la sua ultima occasione ma, ne siamo certi, saprà incassare il colpo, resistere e ripartire proprio come il suo Rocky Balboa.

La notte degli Oscar 2016 possiamo riassumerla nei destini di questi tre grandi personaggi (DiCaprio, Morricone e Stallone), per il resto è stata una serata che, come spesso accade da qualche anno a questa parte, cerca furbescamente di accontentare tutti (o quasi) i film in competizione. Ecco quindi Mad Max: Fury Road primeggiare per numero di statuette (ben sei) ma ottenendo solo quelle delle categorie “tecniche”, The Revenant portarsene a casa tre ma di spessore (attore, regia e fotografia) e Il caso Spotlight trionfare come miglior film dell’anno. Una scelta importante quella dell’Academy, che ha deciso di assegnare il premio maggiore ad un film che racconta un’emozionante storia vera di grande giornalismo d’inchiesta e che tocca un’importante tematica come la pedofilia all’interno della Chiesa Cattolica. “Papa Francesco, è arrivato il momento di proteggere i bambini”, ha detto con forza il produttore del film Michael Sugar durante il discorso di ringraziamento.

Il record della serata l’ha raggiunto il regista Iñárritu, che è entrato nella storia ed ha eguagliato John Ford e Joseph Mankiewicz vincendo per due anni consecutivi la statuetta come miglior regista (dopo quella per Birdman). Questo verdetto, tra l’altro, sancisce un vero predominio messicano nella categoria Best Director, considerato che due anni fa ad aggiudicarsi l’Oscar fu il collega-amico Alfonso Cuaròn, che vinse per Gravity.

Trai film d’animazione continua a dominare la Pixar (scontata e meritata la statuetta per Inside Out), tra i film stranieri a trionfare è lo splendido Son of Saul dell’ungherese Làszlò Nemes, mentre tra i documentari svetta il film Amy sulla compianta Amy Winehouse. Venendo alle attrici, la miglior protagonista, come da pronostici, è Brie Larson per Room, la miglior non protagonista Alicia Vikander per The Danish Girl: due giovani interpreti, due straordinari talenti che fanno centro alla loro prima nomination.

Accanto ai premiati (e ai delusi), ad impreziosire lo spettacolo sono stati senza dubbio l’host Chris Rock, bravissimo e capace di ironizzare con intelligenza sulla polemica #OscarSoWhite (mettendo un punto ad essa – speriamo) e il vicepresidente degli States John Biden, salito sul palco per dire basta alle violenze sessuali e per introdurre la performance di Lady Gaga. Quest’ultima ha cantato il brano “Til happens to you” circondata da giovani vittime di abusi. Il Kodak Theatre è esploso. Altro che Leo, altro che Morricone: forse la standing ovation più toccante della serata l’ha ricevuta l’eccentrica popstar. Magie che solo la notte degli Oscar può regalare.

di Antonio Valerio Spera per DailyMood.it

Credit: http://oscar.go.com

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