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Matthew McConaughey: la moda, il cinema e il passato da ‘bad boy’

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Quarantasei anni appena compiuti, una faccia da belloccio che per buona parte della carriera lo ha inchiodato al ruolo di ragazzaccio di Hollywood, una carrellata di commedie romantiche che ce lo hanno fatto conoscere come donnaiolo redento o scapolo incallito da conquistare – e possibilmente trasformare –ad ogni costo. Una moglie, tre figli, una vita ad Austin in Texas nello stato che gli ha dato i natali ed un cambio di rotta negli ultimi anni alla scoperta del lato più autoriale ed impegnato del proprio mestiere.
Sarebbe dovuto diventare un avvocato, oggi invece Matthew McConaughey è uno dei venti attori più pagati e popolari al mondo almeno secondo la classifica stilata da Forbes, tanto da poter dire di no alla Marvel, che in tempi recenti lo aveva spudoratamente corteggiato offrendogli il ruolo di villain nel prossimo “Guardiani della Galassia 2”.
Se non avesse abbandonato la facoltà di legge all’Università di Austin, probabilmente non avrebbe neanche conosciuto il direttore di casting e produttore Don Phillips: fu lui a presentargli durante gli studi di cinema il regista Richard Linklater, che nel 1992 gli affida un ruolo nella commedia “La vita è un sogno”.
Avevo 21 anni quando ho iniziato. Ho abbandonato la facoltà di legge per andare a scuola di cinema – l’idea di fare legge per tutta la vita mi sembrava abbastanza noiosa. Un giorno un compagno di corso mi chiese di partecipare al film che stava girando, ‘La vita è un sogno’ ( 1993) . Un ragazzo di nome Don Phillips mi aveva visto e me lo aveva fatto conoscere; il resto è storia”, racconta .
È così che il cowboy di Uvalde, madre insegnante e padre gestore di un distributore di benzina, si fa largo nel mondo del cinema; da qual momento avrebbe collezionato una serie di titoli di successo come “A proposito di donne”, “Contact”, “EdTv”, “Prima o poi mi sposo”, “Come farsi lasciare in dieci giorni”, “Sahara”, “A casa con i suoi”, “La rivolta delle ex”.
Voleva diventare come il suo idolo Paul Newman, e qualche tempo dopo e una dozzina di commedia più tardi McConaughey ci era riuscito, a tal punto da essere costretto poi a doversi scrollare di dosso l’etichetta del ‘nuovo Paul Newman’.
Occhi di ghiaccio e fisico da macho texano erano bastati a costruire l’immagine imperitura del sex symbol, quell’ombra da bad guy che anche le sue bizzarre avventure personali contribuivano ad alimentare; vicende culminate nell’ottobre del 1999 con l’arresto per possesso di marijuana e resistenza a pubblico ufficiale. La polizia chiamata dai vicini lo aveva sorpreso nel cuore della notte completamente strafatto a suonare nudo dei bonghi in compagnia dell’amico Cole Hauser. La lista di ex, bellissime e famose, fa il resto: per molti anni è stato legato all’attrice Sandra Bullock, successivamente il gossip lo vuole al fianco di Ashley Judd, Salli Richardson e Penélope Cruz, conosciuta sul set di Sahara. Fino a quando nel 2012 non sposa la modella brasiliana Camila Alves, dalla quale ha avuto tre figli.
Quello è anche l’anno di “Magic Mike” il film diretto da Steven Soderbergh in cui interpreta accanto a Channing Tatum la parte del proprietario di un club di spogliarellisti, che lo porterà a ottenere diversi riconoscimenti, tra cui un Independent Spirit Award come miglior attore non protagonista. È la fine di due anni di stasi durante i quali McConaughey si è tenuto ben lontano dalle facilonerie da action movie o da commedia sentimentale, per rivolgersi invece a ruoli più impegnati. Comincia così una svolta artistica consapevolmente ricercata e iniziata nel 2011 con “Killer Joe” di William Friedkin, e che nel 2012 passa per altri due ruoli importanti: il giornalista gay di “The Paperboy” di Lee Daniels e il fuggitivo di “Mud” di Jeff Nichols. È l’evoluzione di un artista che conoscerà il suo pieno compimento nel 2013 con “Dallas Buyers Club” di Jean-Marc Vallée: l’interpretazione di Ron Woodroof, personaggio realmente esistito, rozzo cowboy malato di AIDS che negli anni ’80 decide di curarsi ricorrendo a medicinali alternativi, gli regala la consacrazione definitiva con il suo primo Oscar e un Golden Globe come miglior attore in un film drammatico. Al 2013 risale anche una piccola ma memorabile parte in “The Wolf of Wall Street” di Martin Scorsese; la scena che lo vedrà duettare con Leonardo DiCaprio, dato tra i favoriti all’Oscar proprio nello stesso anno, rimarrà negli annali della storia del cinema. Il resto è storia recente: nel 2014 insieme all’amico e collega Woody Harrelson sarà il visionario e inquieto protagonista della prima stagione della serie rivelazione “True Detective”, oltre a lanciarsi nello spazio tra buchi neri e salti temporali nell’atteso “Interstellar” di Christopher Nolan.
Il texano cresciuto guardando Billy Wilder e i film di John Ford oggi ha una maturità e una consapevolezza diversi da quando suonava bonghi nudo nella notte, ma il sex appeal rimane, così come resta il suo legame con la moda. Nel 2008 infatti è diventato testimonial di Dolce & Gabbana, ed è Martin Scorsese a dirigerlo nello spot per il lancio del nuovo profumo The One accanto a Scarlett Johannson. Dal gennaio 2015 è il volto della casa automobilistica Lincoln nei due spot pubblicitari diretti da Nicolas Winding Refn e in quelli successivi realizzati a settembre da Gus Van Sant.
Il suo motto? “Just keep living” (“Vivi e basta”), che da qualche tempo è anche il nome di una sua linea di vestiti, la “J.K. Livin”.

di Elisabetta Bartucca per Dailymood.it

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