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Marras “Giro giro tondo, casca il mondo, casca la terra”, un’incubatrice magica di segni artistici

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Chi nasce in un’isola scopre subito la differenza tra la sua terra e l’altrove. Scopre il mondo a frammenti, l’esterno sconfinato e inafferrabile si contrappone al luogo sepolto dentro il proprio io, allo scrigno intimo e segreto nel quale custodire la propria identità. Entrambi possono essere infiniti. Partendo dalla Sardegna, da Alghero, città piena di contaminazioni e vivaci rimandi a culture di passaggio, densa di colore e memoria, Antonio Marras ha modellato il suo spazio, dando forma, senso, confine alle sue idee. Tra meraviglie e metamorfosi. Decostruzione delle forme e audaci coup de théâtre. Antonio Marras si serve della fotografia, guarda ai classici e a muoverlo è il desiderio di “rappresentare qualcosa di meraviglioso”.
Marras oggi veste i panni di “pittore”, ma la sua idea di pittura non è esattamente quella canonica. La pittura diventa una forma di paziente indagine sul mondo, apre varchi, stabilisce nessi, cerca risposte, individua relazioni, perché prende come soggetti spunti che il quotidiano o la storia o gli incontri gli mettono sotto gli occhi. Un modo per darsi forma, per contenere la sua confusione, per stabilire dei nessi che aprono orizzonti, scavano dentro la vita senza mai la pretesa di chiudere il discorso.

Nello splendido spazio di Via Cola di Rienzo, Nonostante Marras, si fa largo la Mostra “Giro giro tondo, casca il mondo, casca la terra”, curata da Francesca Alfano Miglietti e dedicata a una serie di opere fotografiche tratte dalla propaganda sovietica degli anni ‘60, rivisitate secondo l’immaginazione del designer italiano.
Le foto utilizzate da Marras fanno parte dell’archivio fotografico dell’ Associazione Italia Russia, curato da Giovanna Bertelli, che si compone di 5000 immagini in bianco e nero e a colori, scelte tra migliaia di fotografie originali che raccontano l’Unione So- vietica, dal 1946 al 1980. Nella Russia sovietica fotografata dalla propaganda, Marras dà colori e spessore, dà vita ad un mondo che non esiste più. I piccoli soggetti ritratti sono attori di un film in cui rappresentano metafore. Hanno lo sguardo distante di chi racconta l’annullamento di ogni possibile tensione individuale.
Impregnato di cultura mediterranea e di arte europea, camminando lungo un sentiero (nonostante le premesse diverse) simile a quello della Pop art, Marras ci racconta, in un gioco di rimandi e di eccessi, una società estinta, esibita e mai realmente esistita.
Così, la fotografia sovietica dialoga e si fonde con la visione poetica del designer, nel primo capitolo di una mostra che diventerà poi itinerante, in un cammino formato da tanti tasselli, che parte dall’infanzia e racconta una nuova versione della storia sovietica.

Vademecum: Giro giro tondo, casca il mondo, casca la terra – Antonio Marras. Via Cola di Rienzo. Fino al 15 novembre 2015

di Valeria Ventrella per Dailymood.it

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