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Day 10: Vasco re di Venezia. E il Lido diventa uno stadio

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Un bagno di folla ha accolto Vasco Rossi al Lido di Venezia. Ci voleva la rockstar italiana per rivitalizzare un festival che, nonostante un crescendo della qualità dei film, stava vivendo in quest’ultima parte dei giorni molto fiacchi in quanto a divi e presenze di pubblico. Sbarcato in Laguna per presentare Il Decalogo di Vasco, documentario a lui dedicato dal regista Fabio Masi, Rossi ha prima elettrizzato il red carpet, portando in delirio i fan appostati lì da ore per attenderlo, e poi ha incontrato il pubblico prima della proiezione del film. Rispondendo alle domande di Vincenzo Mollica, l’artista romagnolo ha ripercorso la sua carriera, ha discusso delle sue canzoni, si è lasciato ad aneddoti, ha parlato delle sue ispirazioni e alla fine ha anche accennato un suo brano. “Se me lo dicevate, portavo la chitarra”, ha detto Vasco ai fan presenti in Sala Darsena, dove si è tenuto l’incontro. Una sala che in questi giorni non aveva mai registrato il tutto esaurito così come successo ieri con lui, trasformandosi per l’occasione in un vero e proprio stadio, con striscioni, cori, magliette dei concerti. “Il rock scarica i nervi e fa stare meglio nella vita – ha dichiarato Vasco – ed oggi sono arrivato qui per portare il rock alla Mostra del Cinema”.

Una Mostra del Cinema che è ormai arrivata a conclusione e come al solito, come ogni fine festival, è partito il Toto-premi. Le previsioni fino a ieri vedevano in pole position per il Leone d’Oro 11 Minutes di Jerzy Skolimowski, Francofonia di Alexander Sokurov e Rabin, the Last Day di Amos Gitai, ma la giornata di ieri ha presentato dei veri e propri colpi di coda che potrebbero sparigliare le carte. Da un lato c’è l’ultimo italiano in competizione, Per amor vostro di Giuseppe M. Gaudino, un film visionario, intenso, originale con una Golino in stato di grazia, che potrebbe dire la sua nel palmarès; dall’altro c’è il cinese Behemoth di Liang Zhao, vero capolavoro di questa edizione, che mostra senza filtri la Cina delle miniere e delle città fantasma, toccando il cuore e ipnotizzando lo sguardo.

Chissà cosa decideranno Alfonso Cuaròn e i suoi giurati. Una cosa però è certa: se Non essere cattivo di Claudio Caligari fosse stato selezionato in concorso sarebbe rientrato senza dubbio nella lista dei vincitori. Ne sono una dimostrazione i dieci premi collaterali che si è aggiudicato nella giornata di ieri. Trionfo o magra consolazione? Di sicuro una rivincita nei confronti delle scelte (incomprensibili) di Alberto Barbera.

Di Antonio Valerio Spera per DailyMood.it

Photo Credit: Federica De Masi per DailyMood.it

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