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The Danish Girl, la femminilità (e la bravura) di Eddie Redmayne

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Lili Elbe è la prima transessuale della storia, la prima donna rinchiusa nel corpo di un uomo ad avere il coraggio di sottoporsi all’operazione per il cambio di sesso. The Danish Girl, presentato in concorso a Venezia 72, è la sua storia. Un film commovente, toccante, diretto con la solita eleganza da Tom Hooper ed interpretato superbamente da Eddie Redmayne e Alicia Vikander.

Einar è un noto pittore, uno dei paesaggisti più apprezzati d’Europa; Gerda, sua moglie, condivide con il marito la stessa passione e lo stesso lavoro ma non riesce a farsi apprezzare fino in fondo. Le manca l’ispirazione, quella vera, in grado di far esplodere talento, originalità ed emozioni attraverso le sue pennellate. Ma un giorno la trova: il giorno in cui la sua modella ritarda all’appuntamento per la posa e costringe il marito ad indossare degli abiti da donna. Ma se Gerda trova l’ispirazione, Einar (ri)trova la sua identità, nascosta da anni dietro un matrimonio felice. Quel breve gesto, quella veloce vestizione con calze e vestito lungo lo porta a riscoprire la sua vera natura, che già in infanzia si era affacciata ma che poi era rimasta a tacere.

Non si può rimanere impassibili davanti a The Danish Girl, una pellicola stratificata, che racchiude in sé diverse anime. In superficie c’è il racconto di una storia d’amore e di un uomo in confusione identitaria; scavando più a fondo si trova il delicato e mai banale ritratto psicologico di quest’ultimo e di sua moglie, ed infine l’obiettivo vero dell’opera, e cioè quello di suscitare riflessioni, di spingere il pubblico ad andare oltre le impressioni e i luoghi comuni. E’ dunque un film che s’intelaia su un perfetto equilibrio tra racconto, forma e contenuto, una pellicola che sa esprime forza con la leggerezza, che sa lasciare trapelare il dramma dietro un sorriso e che vive di perfette sfumature, le quali non sono altro che le tonalità della vita stessa.

L’ultimo film di Tom Hooper è un urlo di libertà sussurrato, forse con un po’ di retorica, con qualche momento didascalico e qualche mossa un po’ “ruffiana” da parte del regista, ma sorretto su una rara delicatezza di tocco, una narrazione senza cali di ritmo e una messa in scena che sa dosare alla perfezione tutti gli ingredienti. Hooper, premio Oscar per Il discorso del Re, ci avvicina gradualmente ai personaggi, inizialmente li sfiora con la macchina da presa, li accarezza, e poi ci immerge totalmente in loro, facendoci arrivare concretamente le paure, il coraggio, i sentimenti che animano la loro relazione. La sua intelligenza sta soprattutto nell’affidarsi completamente ai suoi interpreti e nel tirar fuori il meglio dalle loro performance. Da una parte c’è un sublime Eddie Redmayne, che riesce a dare un’anima a Einar/Lili anche solo con uno sguardo o un gesto, che non scade mai nel gigionesco e che sa sfuggire con assoluta naturalezza da tutti i rischi di caricatura in cui poteva incombere il personaggio; dall’altra, la vera sorpresa del film, Alicia Vikander, che ci offre un saggio di bravura sconcertante. Reggere la scena, spalleggiare un mostro come Redmayne – che, tra l’altro, per la natura del suo ruolo poteva tranquillamente “divorare” le figure di contorno – non era affatto facile, ma lei ci riesce alla grande, illuminando ogni scena, trasmettendo con i suoi occhi la bellezza dell’amore.

Voto: ★ ★ ★ ★

Di Antonio Valerio Spera per DailyMood.it

A corredo dell’articolo foto di Federica De Masi per DailyMood.it – Red Carpet del cast di The Danish Girl a Venezia 72.

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