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Spotlight, la storia vera di un “giornalismo vero”

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Incontro con Mark Ruffalo, Stanley Tucci e Tom McCarthy

Michael Keaton e Rachel McAdams hanno dato forfait, ma in compenso Mark Ruffalo e Stanley Tucci non sono mancati. Spotlight, uno dei titoli più attesi di questa edizione della Mostra, ha incantato la stampa con il racconto serrato ed avvolgente dell’inchiesta effettuata dal Boston Globe nel 2002 riguardante le molestie su minorenni da parte di membri della Chiesa. Ad accompagnare il film alla sua prima veneziana, oltre ai due attore anche il regista Thomas McCarthy.

Pensate che il film possa suscitare qualche reazione nella Chiesa Cattolica?

Press Conference – Spotlight – M. Ruffalo – © la Biennale di Venezia – Foto ASAC

Stanley Tucci: Non lo so, ma sinceramente io ho molto fiducia in Papa Francesco. Penso sia straordinario: se questo fenomeno degli abusi può essere fermato da qualcuno, quel qualcuno può essere solo lui.
Thomas McCarthy: Io sono un po’ più pessimista invece. Mi piacerebbe molto che il Papa potesse vedere il film, ma in ogni caso non penso che susciterà reazioni particolari nella Chiesa. Non vedo una soluzione vicina al problema, perché le parole sono una cosa e le azioni un’altra. Ci tengo comunque a sottolineare che il film non vuole lanciare un attacco alla Chiesa. Spero semplicemente che quest’ultima riesca prima o poi a sanare le ferite che ha provocato, allontanando anche molta gente dalla fede.
Mark Ruffalo: Spero che Spotlight possa essere una spinta per il Vaticano per rimediare ai suoi gravi errori e mi auguro che possa aiutare chi ha perso la fede dopo aver subito quanto ha subito. Quando venne fuori questo scandalo, a Boston molte chiese hanno dovuto chiudere per risarcire vittime. E queste ferite non sono facili da rimarginare.

Una domanda per gli attori: come vi siete preparati per interpretare dei personaggi reali? Li avete conosciuti? Vi siete confrontati con loro?

Press Conference – Spotlight – S. Tucci, T. McCarthy, M. Ruffalo – © la Biennale di Venezia – Foto ASAC (3)

Stanley Tucci: Quando interpreti una persona reale, hai l’obbligo di non allontanarti dalla verità. Io però non ho mai incontrato la persona che interpreto. Mi hanno detto che ha un carattere complesso e che era meglio non conoscerla.
Mark Ruffalo: Anche io non ho avuto modo di conoscere bene Michael Rezendes, ma quando ho accettato questo ruolo e mentre giravo mi rendevo conto della responsabilità che avevo.
Cosa pensate del giornalismo di oggi? Un’inchiesta come quella raccontata nel film oggi è ancora possibile?
Thomas McCarthy: Oggi l’industria del giornalismo è stata decimata, in America così come in molti altri paesi. Credo che Spotlight mostri l’importanza che può avere il giornalismo d’inchiesta e che è fondamentale la resistenza di una stampa libera.
Mark Ruffalo: Dopo la guerra in Iraq, il giornalismo ha perso di credibilità. Ma, a mio parere, la stampa on line può garantire ancora una buona e libera informazione. Le informazioni con il web si sono liberate dalla stampa centralizzata. Per questo credo che oggi i giornalisti siano sono più liberi rispetto al passato di portare avanti un’inchiesta. Sono i lettori a finanziare le testate on line, non gli editori.

Leggi anche il reportage del Day 2 a Venezia 72!

Di Antonio Valerio Spera per DailyMood.it

Photo Credit: © la Biennale di Venezia – Foto ASAC

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