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Jake Gyllenhaal: da Donnie Darko alla scalata sull’ Everest di Kormákur

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Le sue origini losangeline non gli impediscono di essere un tifoso dei Boston Red Sox, il suo libro preferito è “Il buio oltre la siepe”, ha due cani, Atticus e Boo, che si chiamano proprio come i protagonisti del romanzo. Il suo padrino? Paul Newman, che gli diede le prime lezioni di guida, mentre il papà di Uma Thurman gli faceva da professore alla Columbia University.

Jake Gyllenhaal – Venezia 2015

Padre regista e madre sceneggiatrice, Jake Gyllenhaal, 35 anni il prossimo 19 dicembre, nel cinema ci è praticamente cresciuto – anche sua sorella Maggie è attrice – ed ora si gode la marcia trionfale che con ogni probabilità lo porterà a conquistarsi una statuetta ai prossimi Oscar. Partendo proprio da Venezia 72: è lui infatti, barba foltissima e capello ingellato, ad inaugurare la bagarre lidense di star e fan urlanti sfilando sul red carpet inaugurale del festival insieme al resto del cast (Josh Brolin, Emily Watson e Jason Clarke ) del film di apertura, Everest di Baltasar Kormákur.

Solo uno dei tre titoli che quest’anno lo hanno visto passare da Locarno – nei panni del boxeur di “Southpaw” che forse lo riscatterà dall’Oscar mancato dello scorso anno per il suo reporter allucinato di “Nightcrawler” snobbato dall’Academy – a Toronto, dove pure sarà protagonista con “Demolition” l’ultimo film di Jean Marc Vallee.

Incline a personaggi borderline e schizofrenici da sempre, in molti lo ricorderanno per il ruolo che lo rese noto al grande pubblico: l’oscuro adolescente di “Donnie Darko” diretto da Richard Kelly nel 2001. Il New York Times definì la sua performance “particolarmente inquietante, è probabilmente lontano solamente un paio di grandi ruoli dal diventare una star”.

È nota a tutti l’amicizia che lo legò a Heath Ledger, conosciuto ai provini di “Moulin Rouge!” e con cui avrebbe diviso la consacrazione del successo nel 2005 grazie a “Brokeback Mountain”; un legame che lo portò a diventare il padrino di Matilda, figlia di Ledger e Michelle Williams. Ma non tutti sanno forse che fu a un passo dall’essere il volto di Spider-Man nel secondo capitolo della saga diretta da Sam Raimi: era stato infatti chiamato a sostituire Tobey Maguire, rimasto coinvolto in un piccolo incidente sul set di “Seabiscuit – Un mito senza tempo”. I tempi di recupero di Maguire però furono tali da strappargli il ruolo proprio mentre Gyllenhaal lo stava preparando. Un’occasione persa come quella di essere il protagonista di “Batman Begins” nel 2005, prima che venisse scelto Christian Bale; nel 2009 invece sarebbe toccato a un misconosciuto Sam Worthington soffiargli il personaggio di Jake Sully in “Avatar”. Ruoli mancati che certo non gli hanno impedito di diventare l’attore che è oggi, impegnato anche fuori dai set: il suo attivismo per la difesa di ambiente e diritti umani o per la promozione della cultura non è un mistero. Basta ricordare che in occasione della 78° Notte degli Oscar si presentò al Kodak Theater di Los Angeles su una macchina che produce l’80% in meno di emissioni inquinanti.

Tribolate invece le sue vicende sentimentali che nel corso degli anni lo hanno visto legato prima a Kirsten Dunst poi a Reese Witherspoon che nel 2008 rifiuta la sua proposta di matrimonio, mentre negli ultimi anni il gossip gli ha attribuito le relazioni con Taylor Swift e la top model Alyssa Miller. Una vita divisa tra ruoli da outsider e una notorietà, che però non scalfisce una innata vocazione a rimanere con i piedi per terra: “Essere una star non dura. E’ una totale illusione. – ha dichiarato in qualche occasione– Per me scoprire la vita è la cosa più importante”.

di Elisabetta Bartucca per DailyMood.it

Foto di Federica de Masi per DailyMood.it

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