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Intervista a Vittoria Frua

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Tutte le posture di base delo yoga a portata di mano. Ecco in estrema sintesi il libro di Vittoria Frua edito dalla Vallardi Editore e presentato in anteprima a Milano, Yoga: posizioni facili ed efficaci per l’equilibrio del corpo e della mente“. Giovedì 18 maggio alle ore 18.30 presso Spazio Open di Viale Monte Nero, 6 – Milano ; Vittoria Frua ha dialogato con Guido Gabrielli, direttore di Yoga Journal Italia, in occasione dell’uscita del suo nuovo libro dando spunti interessanti non solo per la pratica, ma anche per la lettura.

Domanda 1. Benvenuta.Ci racconti di Lei e della sua pratica.
Risposta:
Buongiorno,  Io sono arrivata allo yoga ormai quasi 20anni fa e quella prima lezione me la ricordo ancora al giorno oggi! Sono uscita piena di energia, con un corpo che sentivo molto più vivo e con il quale sentivo di essere molto più in contatto. I benefici nelle settimane e mesi a seguire sono andati ben oltre quelle prime sensazioni.  Ho iniziato con l’iyengar un po per caso. Mi sono trovata bene, la pratica mi ricordava la precisione delle lezioni di danza/ginnastica che facevo da piccola. Negli anni, però mi sono resa conto di quanto questo approccio alla pratica enfatizzava una mia tendenza al perfezionismo.  Ho letto molti articoli che appunto mettevano a confronto come un approccio dava delle istruzione per raggiungere una postura, e altri approcci davano istruzioni diversissime per la stessa postura…   La mia pratica fisica negli anni è indubbiamente cambiata come sono cambiata anch’io.  Grazie all’incontro con maestri che rimettevano questa pratica fisica nel loro contesto più ampio della disciplina /filosofia dello Yoga mi sono avvicinata ad un modo di praticare che è un’ascolto, un’esplorazione e riequilibrio di corpo, mente e respiro invece che dare priorità esclusivamente all’esecuzione di un asana o un’altra. È questo approccio basato su insegnamenti ricevuti da molti maestri ma in particolare di Leslie Kaminoff, che riporto nel libro.

Domanda 2 Come è arrivata a scegliere per la sua esplorazione del corpo attraverso il respiro , un mood pratico con una versione  pocket del suo libro: segno dei tempi o della sua pratica sempre a portata di mano?
R:
Il fatto che sia un libro tascabile è merito della Vallardi che ha/sta pubblicando una collana intera di libri ‘in tasca’ su varie discipline.  Sono felice che sia così pratico, leggero e facile da portarsi sempre appresso. Spero incoraggi tutti a praticare ovunque siano! Il mio desiderio nel scrivere questo libro era che in contenuti parlassero di una pratica alla portata di tutti nelle parole ma, in particolare, nei fatti. Vedo spessissimo libri e riviste che esaltano l’esecuzione di posture acrobatiche bellissime ma che purtroppo possono creare l’idea, sbagliata, che lo yoga non sia per tutti. Le acrobazie sono una bellissima sfida con se stessi, ma che non è certo il fatto di riuscire a sedersi nella posizione del loto che fa la differenza. Anche in questo senso volevo ricollegare la pratica delle posture alla filosofia dello Yoga, ovvero ricordare che le asana (le posizioni) sono uno strumento e non fine a se stesse.

Domanda 3 spesso nel libro Lei parte da una in spirazione. Cosa significa per lei osservare l’effetto del movimento nel corpo attraverso la respirazione?
R:
Osservare il respiro è un invito a vivere il momento presente, per uscire dallo scorrere costante dei pensieri e richiamarci al corpo. Su di me il fatto di fermarmi e osservare il mio respiro è anche molto calmante.  Quando respiriamo possiamo notare cosa si muove o cosa invece rimane fermo, quanto sia lungo/corto, se ci sono dei mini singhiozzi nel suo scorrere, se ci sono delle pause. Il nostro respiro cambia sempre in base alla nostra situazione fisica e/o emotiva. Chi non è consapevole di trattenere il proprio respiro in certe situazione o fare una profondo inspiro di fronte ad uno spettacolare tramonto. Anche il linguaggio parla del nostro respiro per descrivere stati d’animo: un sospiro di sollievo, un tramonto mozza-fiato! Se il nostro stato d’animo ha un effetto così notevole sul nostro respiro la filosofia dello yoga spiega come sia vero anche il contrario: il modo in cui respiro ha un effetto sul mio stato d’animo. In questo percorso uno può sperare di arrivare a scegliere il modo in cui interagire con le situazione della nostra vita invece che essere vittime delle nostre emozioni e conoscere il proprio respiro osservandolo è il punto di partenza di questo percorso.

Domanda 4 Cosa sono le varianti “restorative”?
R:
Molto semplicemente io posso scegliere di fare qualcosa grazie ad un’attivazione muscolare o in un modo più passivo. Ad esempio, posso inarcare la colonna mettendomi a fare un ponte o posso mettere la colonna in una posizione inarcata mettendo un cuscino sotto la parte alta della mia schiena. Questa seconda è la versione ‘restorative’ della postura. Nel metodo Iyengar, c’erano delle settimane dedicate ad una pratica meno dinamica, più di riposo, rigenerazione. Queste lezioni includevano l’utilizzo di blocchi, cuscini (bolster) coperte, sedie (cumulativamente chiamati ‘props’) ed il corpo veniva messo in delle posizioni sostenute da i props in modo che il corpo non dovesse essere sotto sforzo muscolare per rimanere nella posizione.  Visto che ci sono dei giorni o momenti in cui non sarebbe benefico fare grandi sforzi ma non vogliamo negarci i benefici di una pratica ho voluto includere nel libro la descrizione di come uno potesse fare le asana in questo modo più passivo. Sempre più studi dimostrano l’effetto benefico a livello di psiche e sistema nervoso di questo tipo di pratica “restorative”.

Domanda 5 Nella sua pratica lei parla spesso del rimanere fermo per qualche respiro. Si rifà al qui ed ora della mindfulness o della pratica yoga classica?
R:
L’invito di rimanere fermi nella posa ha vari benefici, a livello fisico crea uno sforzo muscolare diverso rispetto a quando siamo in movimento.  Imparare a ‘stare/essere’ sia fisicamente che a livello mentale è importante in particolare in un mondo dove viene data così tanta importanza al fare. Mi viene in mente una barca a vela. Per risalire il vento deve fare delle virate (girare la barca). Presa questa nuova direzione ci vuole un po di tempo per aggiustare le vele in modo che su questa nuova rotta possano cogliere al meglio il vento. Questo è analogo a entrare nel asana: aggiusto e affino la mia posizione come aggiusto e affino le vele di una barca. Ma poi, perché questa nuova direzione possa portarmi dove voglio andare, devo rimanere per un po su questa rotta. Volendo possiamo immaginare ogni asana come un’antenna, ha una sua vibrazione. Com per la barca, forse ci metto un po a sintonizzarmi su una frequenza, ma trovata la frequenza per sentire quella vibrazione devo non muover più, e così nella posa “sto”.  Questo concetto di essere presenti al qui e ora si trova nello Yoga come nella mindfulness.  Richiama anche un’altro insegnamento dello Yoga, quello che nella vita ci sono cose che non possiamo cambiare, ma che invece dobbiamo accettare ed imparare a stare in quella situazione. Come anche con la barca a vela la scelta della mia rotta non è spericolata, lo scopo non è di mettersi fisicamente in posizioni precarie, fuori dalla mia portata o pericolose, digrignare i denti e soffrire. Ma lo stare nelle posizioni è un modo fisico che ci insegna anche emotivamente a stare in situazioni anche se a volte possono risultare un po’ scomode.

Domanda 6 Come è possibile lasciare completamente il peso nelle varie asana? E’ utile per la pratica?
R:
La definizione di quello che spesso semplicisticamente viene trascritto dal sanscrito come ‘posizione’ in realtà è “quella seduta dove c’e equilibrio tra sforzo e rilassatezza”.  L’invito di lasciare il peso è per trovare quella rilassatezza. Siamo circondati da forze esterne come quella della gravita, la forza di reazione del terreno e quelle che possiamo creare noi stessi con i nostri movimenti e sforzi. Il nostri organi, muscoli ed ossa sono come i vari strumenti (cacciaviti, chiavi inglesi, bulloni ecc.) che si possono trovare nell’officina di un meccanico. Ognuno di questi strumenti ha una funzione diversa e anche i diversi ‘sistemi’ del nostro corpo hanno funzioni diversi. Le ossa sorreggono il nostro peso. I muscoli ci muovono nello spazio e stabilizzano le nostre articolazione. Come non useresti una chiave inglese al posto di una cacciavite, non volgiamo fare con i muscoli il lavoro delle ossa. L’invito di lasciare il peso è in realtà un invito a trovare il modo di sentire che le ossa ti sorreggono con il minimo impegno muscolare. Se impegno i muscoli al posto delle ossa tendo a irrigidirmi dallo sforzo muscolare, lo sforzo muscolare richiede più aria ma dovuta alla rigidità faccio più fatica a respirare… Diventa un circolo vizioso. Perché fare qualcosa facendo tanta fatica quando posso farla facendone meno?

Domanda 7 Esplorare il proprio corpo e le proprie possibilità. Limiti compresi, è possibile per tutti?
R: Assolutamente si! Può sembrare un concetto astratto ma è molto semplice. Ad esempio mentre leggi,  riesci ad alzare un dito, riesci farlo piu lentamente, o più svelto,  o fluidamente? Riesci a notare quando inspiri, riesci ad allungare la tua inspirazione, quanti secondi riesci a fare durare la tua inspirazione, quante volte riesci a fare un’inspirazione di quella lunghezza, allungare l’inspirazione ha avuto un’effetto sulla tua espirazione? Questi sono tutti modi di esplorare il corpo ed i suoi limiti. Il risultato dell’esplorazione (se o meno tu possa allungare l’inspirazione o quanto riesci ad allungarla ecc.) è, di perse irrilevante. Coltivare la capacità di essere presente e conoscere le proprie capacita, abitudini e limiti è quello che ci interessa.  Il vantaggio dello yoga è che ci da degli spazi, dei parametri nel quale esplorare. Le asana sono semplicemente quello, lo spazio, il contenitore nel quale fare queste esplorazioni. Conoscere i nostri limiti ci insegna l’accettazione, o come con perseveranza quello che tempo fa era un limite oggi non lo è più.  Queste “lezioni” rimangono con noi oltre il tappetino della pratica. Imparare a superare o accettare ostacoli, o notare come i nostri limiti si mutano nel tempo ci invita a riconoscer come tutto è temporaneo e ci riconduce all’insegnamento delle Yoga del non-attaccamento. Per riconoscere fino a dove siamo arrivati dobbiamo prima esplorare il nostro corpo/mente per conoscere quali sono i nostri limiti e le nostre possibilità.

Un mondo , quello della pratica dello yoga, molto “dinamico” e in questi anni,  ricco di nuove proposte editoriali semplici ma attuali, proprio come questa. Maneggevole, versatile, che permetta la pratica anche autonomamente, illustrato passo passo, facile da usare per eseguire le posizioni anche da soli, appena svegli o in ufficio, per rilassarsi o da fare in un qualsiasi momento di relax.

di Cristina T. Chiochia per DailyMood.it

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Continua la partnership di successo tra Oknoplast e MOCAK – Museo d’Arte Contemporanea di Cracovia. Al via la seconda edizione del concorso internazionale per artisti emergenti

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È aperta la seconda edizione del concorso OKNOPLAST FOR ART, in collaborazione con MOCAKil Museo d’Arte Contemporanea di Cracovia – che mira a sviluppare e diffondere la cultura e l’arte contemporanea, oltre a sostenere attivamente la formazione. Dopo il successo riscontrato dalla prima edizione, svoltasi lo scorso anno, la partnership continua. La collaborazione, annunciata per la prima volta nel 2022, riflette i valori a cui si ispira da sempre l’azienda, leader nel settore degli infissi di qualità, secondo cui design e creatività sono il motore di crescita e innovazione continue.

“Oknoplast ha molte qualità in comune con gli artisti che si sono candidati e hanno partecipato alla prima edizione del concorso. Ci focalizziamo sul design, ci impegniamo nella creazione di prodotti unici che sorprendono e cerchiamo di percorrere strade sempre nuove” ha dichiarato Magdalena Cedro-Czubaj, Direttore Marketing del Gruppo OKNOPLAST.

Negli ultimi anni, OKNOPLAST si è impegnata su vari fronti per sostenere il mondo dell’arte, la cultura e le attività educative delle istituzioni che sostiene. Anche per questo 2024, l’azienda ha rinnovato l’impegno di farsi promotrice – insieme al MOCAK – di un vero e proprio concorso rivolto ad artisti internazionali emergenti invitandoli a esprimere liberamente la propria creatività utilizzando come “tela” la finestra. La competizione OKNOPLAST FOR ART si chiuderà il 4 marzo 2024, termine ultimo per l’invio dei progetti. I vincitori di questa seconda edizione riceveranno diversi premi: 7.000 euro, 3.000 euro e 2.000 euro.

Il 29 giugno scorso erano stati annunciati i risultati della prima edizione del concorso dove il primo vincitore, Jakub Słomkowski, ha ricevuto in premio la somma di 8.000 euro grazie alla sua opera “Gelosia di guerra (Zazdrostka wojenna)”. Il secondo ed il terzo classificato – Andrzej Wełmiński che ha presentato “Non guardare (dont look)” e Mateusz Sak con un’opera senza titolo (bez tytułu) – hanno ricevuto rispettivamente un premio da 2.000 euro ciascuno. Tutti e tre i vincitori si sono ispirati a problemi profondi che il mondo moderno sta affrontando.

“Il numero di progetti inviati e la qualità della prima edizione del concorso mostrano grande coinvolgimento e sottolineano la necessità di mantenere una collaborazione attiva tra Oknoplast e la comunità artistica. Siamo contenti che i frutti delle nostre attività siano opere d’arte uniche in grado di suscitare emozioni e commuovere il pubblico.“, ha continuato Magdalena Cedro-Czubaj, Direttore Marketing del Gruppo OKNOPLAST.

 Maria Anna Potocka, direttrice del Museo d’Arte Contemporanea MOCAK di Cracovia ha aggiunto “Questa prima edizione del concorso ha raccolto oltre 200 progetti creati da artisti provenienti non solo dalla Polonia ma dall’Europa intera. Il tema abbastanza libero, la finestra, ha dato la possibilità agli artisti di spaziare nell’interpretazione scontrandosi ovviamente con diverse sfide personali. La mostra allestita post-competizione è stata l’occasione perfetta per sottolineare l’alto livello di tutte le diverse opere d’arte raccolte, vincitrici e non”.

 Tutte le informazioni sulla seconda edizione del concorso e sulle modalità di partecipazione sono contenute nel sito dedicato http://art.oknoplast.com/.

Regolamento del concorso

Il concorso si rivolge ad artisti maggiorenni che sono attualmente iscritti o che si sono già diplomati presso una Scuola d’Arte, così come a coloro che lavorano nel mondo dell’arte e che hanno la possibilità di presentare un portfolio di progetti. Potrà partecipare chi risiede nell’area dell’Unione Europea.
Si potrà inviare un solo progetto. Anche i collettivi artistici potranno candidare un unico lavoro.
I partecipanti dovranno inviare il proprio progetto in formato grafico, per una dimensione massima di 20MB.
Verranno valutati per ciascun lavoro: unicità, tecnica di esecuzione e valore artistico.
Nello sviluppo del progetto dovranno rimanere inalterate la struttura della finestra, il vetro e il sistema di apertura.

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Filippo Poletti: «Il vero leader dell’intelligenza artificiale? Cuore e cervello

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Entro 5 anni il 50% delle decisioni manageriali sarà preso con IA»
Nel libro “SMART LEADERSHIP CANVAS” dell’influencer Poletti i passi da fare un anno dopo ChatGPT: all’iinterno 20 interviste a Microsoft, Cisco, Siemens, Scalapay, Zucchetti, illimity e altre aziende

Il vero leader ai tempi dell’intelligenza artificiale? Deve avere cuore e cervello, il primo per prendersi cura delle persone, il secondo per raggiungere gli obiettivi di business promuovendo un impatto positivo sulla società. In un contesto in cui, entro i prossimi 5 anni, il 50% delle decisioni manageriali sarà preso in collaborazione con l’IA, sono queste le fondamenta del “test del cuore e del cervello” per i capi articolato in dieci passaggi, proposto da Filippo Poletti, giornalista professionista e top voice di LinkedIn, presentato a Microsoft Italia a Milano nella sede italiana assieme all’amministratore delegato Vincenzo Esposito. Il tutto a 365 giorni dal lancio di ChatGPT, che in soli cinque giorni registrò cinque milioni di utenti e a novembre è arrivato a superare i 180 milioni di iscritti.

«Il leader di oggi deve saper progettare il processo di trasformazione in atto, sviluppare all’interno dell’azienda nuove competenze, promuovere una cultura organizzativa che utilizzi al meglio l’intelligenza artificiale e soprattutto individuare quali attività saranno svolte dagli esseri umani e quali dalle macchine, attribuendo all’intelligenza il ruolo di co-pilota e alle persone quello di “piloti” della rivoluzione in atto», spiega Filippo Poletti, ideatore e autore del libro “Smart Leadership Canvas: come guidare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale con il cuore e il cervello” assieme ad Alberto Ferraris, professore ordinario in economia e gestione delle imprese. All’interno del volume, edito da Guerini Next, le teorie sulla leadership assieme ad analisi quantitative curate da Alessandro Zollo, CEO di Great Place to Work Italia, e a venti interviste ai leader appartenenti alla generazione dei boomer, X e Z, da Microsoft a Google, Cisco, Siemens, illimity, Webuild fino all’unicorno Scalapay, cofondato da Simone Mancini, classe 1987.

IL DECALOGO DEL LEADER AI TEMPI DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
«Stiamo passando a una figura di leader poliedrico, che deve avere capacità e competenze commisurate con l’evoluzione della tecnologia, a garanzia di un operato che unisca l’efficacia dell’IA al valore inestimabile del talento umano», spiega Poletti. Questo il decalogo del leader di cuore e cervello ai tempi dell’intelligenza artificiale:
1. sa integrare il lavoro fatto dalle persone con quello dell’intelligenza artificiale
2. sa individuare il livello di urgenza della collaborazione persone-intelligenza artificiale
3. sa stabilire il grado di importanza della collaborazione persone-intelligenza artificiale
4. sa coinvolgere i collaboratori per valorizzarli e non per sostituirli
5. sa sviluppare relazioni positive con i collaboratori
6. sa favorire il benessere dei collaboratori
7. sa promuovere l’innovazione in azienda
8. sa prendere le decisioni necessarie per sviluppare il business aziendale
9. sa realizzare gli obiettivi aziendali nel rispetto delle regole e dell’etica professionale
10. sa individuare gli ostacoli e agire con rapidità

20 “SFUMATURE” DI LEADERSHIP: MICROSOFT, GOOGLE, CISCO, ILLIMITY E SCALAPAY
La collaborazione tra intelligenza umana e artificiale stimola tante letture da parte dei leader coinvolti nel libro e con formazione differente. È qui che emergono venti “sfumature” della leadership: c’è, ad esempio, “la leadership della prosperità” raccontata da Vicenzo Esposito, CEO di Microsoft Italia, così come “la leadership coraggiosa” presentata da Melissa Ferretti Peretti, CEO di Google Italia, “la leadership inclusiva” tratteggiata da Agostino Santoni, vicepresidente di Cisco Sud Europa e vicepresidente di Confindustria con delega al digitale, “la leadership agile” indicata da Floriano Masoero, CEO di Siemens Italia, “la leadership utile” suggerita da Corrado Passera, CEO di illimity, e “la leadership condivisa” su cui riflette Cristina Zucchetti di Zucchetti Group.

«Un leader deve ritenersi soddisfatto se l’azienda cresce e, allo stesso tempo, se crescono le persone che ci lavorano così come il resto della società. La “Smart Leadership Formula” è composta, oltre che dalla collaborazione uomo-macchina, dal cuore e dal cervello, dall’impatto generato nel mondo», conclude Filippo Poletti nel nuovo vademecum per il leader dell’era dell’intelligenza artificiale.

Scheda del libro
Titolo: “Smart Leadership Canvas: come guidare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale con il cuore e il cervello”
Editore: Guerini Next
ISBN: 9788868964986
Pagine: 330
Prezzo: 21,50€
Disponibile su tutte le piattaforme online e nelle librerie dal 1° dicembre 2023

Top voice di LinkedIn con executive MBA al Politecnico di Milano, dal 2017 cura su LinkedIn una rubrica quotidiana dedicata al lavoro. È stato inserito da WikiMilano tra i protagonisti della vita metropolitana. Speaker, formatore e giornalista professionista ha scritto per oltre 30 testate nazionali come il Corriere della Sera. Tra i suoi i libri Tempo di IoP: Intranet of People, Grammatica del nuovo mondo, MBA Power: innovare alla ricerca del proprio purpose e Ucraina: grammatica dell’inferno.

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DailyMood.it interviewed Asian-American supermodel, actress and advocate JULIA LEE

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DailyMood.it interviewed Asian-American supermodel, actress and advocate JULIA LEE (@ItsJuliaLee) she has walked numerous international runways, graced covers such as Harper’s Bazaar and L’Officiel and has been the face of some of fashion’s top brands and beauty all over the world to the point of becoming one of the most sought-after models of his generation. Now embarking on a new journey, she is honing her acting skills and moving on to work in television and film, following in the footsteps of some of her contemporary role models such as Cara Delevingne and Emily Ratajkowski.

Born just outside of Philadelphia, Lee is of Chinese and Vietnamese descent. An advocate for better representation of Asian Americans in the media and fashion world (known for their limited selection of Asians in the industry), she is working tirelessly to end stigma and stereotypes and for a more inclusive industry.

DAILYMOO.IT We know that as a young girl you were a talented pianist. What did music represent for you?
JULIA LEE:
When I was young, playing piano felt more like I was living out my mom’s dream than mine. I wanted to play sports. Looking back, I really appreciate the skillsets they embedded in me such as memorization, focus, and consistency. Playing a song 10 times perfect in a row before I could go to bed will do that to you.
During the pandemic, I found myself drawn to the songs of my youth. It brought out a youthful joy from deep inside me to relive my childhood music through a new expression of my grown self. In a way it reminded me of that feeling when anybody could listen to and connect with the playing – which I did not necessarily fully appreciate as a child. Anyone can connect with my expression. There are no words, just sound.

Julia Lee – ©Kezi Ban

DM: Art has many faces, do you feel like an “Artistic” person?
JL: Absolutely. I think everybody is artistic. It’s just about finding a medium to channel ones expression. Growing up, it was through sewing my own belts and making jewelry. Now, it comes out even in simple things like cooking.
I think being artistic means doing something with love and putting passion, fire, and life into it. If I sit in a chair and am naturally posing and expressing myself with my body, that’s artistic. You can literally be artistic with anything and everything you do in life!

DM: How did your modeling career start and what is the best memory you have of this profession?
JL: As a teenager, I was scouted at my local mall for Philly Fashion Week. I was picked as 1 of 10 finalists to walk the show, but my Mom wouldn’t let me participate. After thinking about “what if” for a year, I tried out the next year. When I was picked, I didn’t tell my parents and skipped school to do the fashion show. The REBEL was born!
My favorite memory was shooting for the cover of Harper’s Bazaar Vietnam. I worked with an incredibly talented team including stylist Kevin Parker who heads Philly Fashion Week with Kerry Scott. Philly Fashion Week is where my modeling career started, so it was one of my full circle moments. Vietnam is where my father, who had passed not long ago, was from. I may not have known it in the moment, but the kismet was undeniable. This whole journey of pursuing modeling as a career was not always smooth. My traditional upbringing did not lend itself to the wanderlust career of modeling, and my parents unknowingly made sure I knew that. There were moments where I felt unsure if I was making the right decisions because it felt like everyone close to me wanted me to go on a different path. So getting this cover was an affirmation in my belief in myself, and that chasing my dreams was worth the leap.

DM: What does it mean to you to be an Asian model? Have you found particular difficulties in establishing yourself in the fashion world?
JL: Being an Asian model means that I am being picked or cast by clients with one of the fundamentals reasons being: I am Asian. There was meaning behind picking me: whether that is to effectively market to a certain group (often the “Woke Approval”), or to fill a specific role (the “pretty Asian girl”). Asides from filling checkboxes, being hired as solely a model means that I am being picked because of statistics like my measurements and how I fit the clothes (plus being likable – which helps determine who clients decide to work with).
The biggest difficulty I face is feeling like I’m not being seen. I’ve been told by the industry that I’m too pretty, I’m not Asian enough, that I just don’t fit their standard for how they think Asians should be portrayed (which is looking exotic or traditional). As an Asian American, specifically a mix of Chinese and Vietnamese, I often felt like I didn’t fit in the box that clients, casting directors, and agents wanted to put me in based on seeing my stats like Asian ethnicity, height, hair color, eye color, etc.

DM:  In this regard, we know that you are particularly active in improving the representation of Asian Americans in the media and in the world of models. What does it mean to be “Activists” nowadays?
JL: I think being an activist means taking action towards a cause for the greater good with the intention of making a positive impact. I think it’s about moving through life pushing for a purpose that’s much bigger than oneself. It’s about inspiring others to think about the way they act and make a change collectively.

DM: Are you attracted to the world of the ‘seventh art’? In what kind of film would you like to act?
JL: While I will always cherish my experiences as a model, I’ve been exploring new creative outlets and have been pursuing more acting opportunities. I’m ready to express myself through words, body language, and bring characters to life in a way that modeling doesn’t always allow for.
I would love to play the role of a professional athlete. I admire professional athletes for how committed and in love they are with their sport. I think I could bring my experience playing piano to the table to make for a dynamic leading role. It would certainly be interesting to highlight a female Asian athlete since they are almost entirely overlooked, and severely underrepresented.

DM: What would you recommend to a girl who wants to start your profession?
JL:
Take your time with it. Your career is not over once you hit 18 years old. Be yourself, that’s the best selling point you have rather than trying to fit into what you think the industry wants you to be. The camera does not lie and picks up what’s real – like your emotion and imperfections, so it’s important to make sure you’re bringing your true self forward.

DM: Can you tell us about your future projects?
JL:
I just returned from the British Virgin Islands where I modeled at Summer Sizzle, an international fashion and lifestyle event. I walked for many designers and created some interviews with them that I am really proud of and will be posting on social media soon. It was nice to have intimate moments, getting to know the designers one-on-one, since during fashion shows quality time to just sit down and talk is nearly impossible.    

I plan to go to NYFW and attend and walk some shows. After that, I’m planning a trip for Fall or early Winter to travel to Vietnam and connect with my Vietnamese heritage. In between model bookings and content creation, I’m focusing on my acting and building my brand.

Photo/ Najah Mansur @munglassy

DM: Social Media: how important have they become for a person who does your business?
JL: Very important! I can’t name a casting or audition where I didn’t have to put down my social media handles. It lets clients get to know you a bit better than a 2 minute audition tape. The added colour is invaluable to maximizing the impact of marrying your interior with your exterior.

DM: Do you find it right and correct that often fashion and the choice of models, is influenced by social media?
JL:
Absolutely. I think nowadays, clients want to know more about the model before booking. After all, there’s more to it than being just a pretty face. Today, I think that there is a lot of crossover between models and “influencers” when clients book talent. I think ideally a client should book a model who is experienced with posing & walking, and it’s a plus if they have a social media presence. This industry is competitive and social media brings another layer to it. I think it is a positive when the social media is an additive to the model, but not the defining factor. Think of it as more of a partnership with You than just hiring your looks.

DM:Do you like Italy? Can you leave a greeting to all DailyMood.it readers who will soon read your interview?
JL:
I LOVE Italy! I’ve lived in Milan for a total of 7 months and had life changing experiences. I related to the cultural similarities like the importance of food bringing the family together and even little things like hang-drying clothes. I would love to visit Capri next. My friend recommended La Minerva Capri to stay. I heard it’s a beautiful romantic getaway!

Ciao, sono Giulia. Sono entusiasta di condividere con voi qualcosa su di me e spero di poter venire presto a visitare l’Italia!

Grazie a te Julia dalla Redazione di DailyMood.it

di Emma Mariani

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