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Aston Martin: 50 anni insieme a James Bond

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James Bond, noto come l’agente 007, è diventato nel tempo un’icona del cinema. La sua figura raffinata non poteva avere nient’altro, come mezzo di trasporto, che un’altra grande icona: la celebre Aston Martin.

La casa automobilistica inglese risulta essere tra le figure di spicco in Inghilterra nel mercato automobilistico, grazie alla sua capacità di produrre auto sportive e raffinate allo stesso tempo. A partire dalla produzione dei modelli Gran turismo, in grado di far convivere un’auto sportiva con prestazioni elevate offrendo il massimo confort nei viaggi di lunga durata, il tutto unito all’esclusiva del marchio Aston Martin, è stata scelta la DB5 come auto adatta ad affiancare la celebre figura dell’agente 007, ovvero colui che detiene la licenza di uccidere. Si celebrano ora i cinquanta anni dalla nascita del rapporto sentimentale Bond-Aston Martin.

Questa storia d’amore si protrae per ben undici film: la prima apparizione della DB5 coupé è avvenuta nell’anno 1964 in “Goldfinger”, dove la comparsa sulla scena di questo modello la rende quasi inevitabile anche nei successivi film.

A rendere “speciale” questo rapporto tra Bond e la sua automobile è anche il connubio tra una vettura di altissima qualità e la figura di Sean Connery: diviene così l’arma vincente per catturare l’attenzione del pubblico.

Il modello DB5 è quello che si ripresenta maggiormente nei vari film: compare in “Thunderball: operazione tuono” del 1965; successivamente la ritroviamo nel 1995 in “Goldeneye”; anche in “Il domani non muore mai” del 1997 e “Il mondo non basta” del 1999 è la protagonista; il film “Casino Royal” vede la DB5 spartirsi il ruolo principale insieme ad un altro modello fornito da Aston martin: la DBS V12. Da ricordare lo spettacolare episodio dell’incidente dell’agente 007: a causa di una sterzata l’auto finisce col capovolgersi e roteare su se stessa per ben sette volte lungo la strada. Curioso il fatto che per girare la scena non sia stata usata la DBS perché ancora non era disponibile, ma al suo posto è stata usata una DB9 modificata per l’occasione.

È “Skyfall” a rendere definitivamente celebre il modello DB5: la sua comparsa in questo film segna esattamente i 50 anni dalla prima apparizione dell’auto sportiva sul grande schermo. Da questo momento il primo dei cinque modelli usati durante le registrazione degli undici film, diventa la figura iconica ufficiale.

DB5_3

Modelli esclusivi quelli usati da James Bond tanto che furono rese necessarie delle modifiche per renderle uniche nel loro genere, cosa che Aston Martin permette anche nella realtà con la scelta del modello Q. Di tutte le modifiche effettuate sulle macchine alcune erano di prassi normale, come ad esempio rinforzare alcuni elementi di carrozzeria (paraurti) per renderla maggiormente resistente; altre invece furono strettamente legate alla figura dell’agente segreto: vennero creati appositi scompartimenti per tenere a portata di mano la Colt 45, ma ciò che rese davvero spettacolare la DB5 fu il sedile eiettabile. Perfino il direttore cinematografico di Skyfall dichiarò che questa funzione dell’auto la rendeva un giocattolo ad altissime prestazioni, l’unica in grado di diventare un’icona.

Il film utilizza entrambe le versioni disponibili della DB5: la coupè e la Volante.

I film di Bond, nel tempo, si sono dovuti adattare alle innovazioni tecnologiche sempre più irrompenti sulle scene del cinema, creando nuovi dispositivi tecnologici per restare al passo con i tempi.

Parlando di scene importanti all’interno dei film, è da ricordare sicuramente il momento in cui in “Casino Royal” James Bond spiega come è entrato in possesso della DB5: la macchina era stata vinta ad una partita di poker.

Non solo la DB5 è presente sulle scene: altri modelli sono stati resi celebri. Tra questi ricordiamo la DBS comparsa nel film “ Al servizio segreto di sua maestà” del 1969; esordisce anche nella sua versione V12 nelle scene di “Casino Royal” e “ Quantum of solace” del 2008. Di questo modello esiste un’ulteriore versione denominata ”Vanquish” accessoriata con uno straordinario prodigio tecnologico in grado occultarla e farla sparire.

Nel 1987 troviamo invece la versione V8.

L’ultimo grande film di James Bond, “Spectre” del 2015, ha visto debuttare una nuova Aston Martin: la DB1O, una vettura creata appositamente per il film e costruito IN-HOUSE da design e ingegneria della casa inglese; Aston Martin non poteva trovare modo migliore per celebrare un anniversario così importante di un marchio in grado fornire altissima qualità da oltre mezzo secolo.

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DE ANDRÉ – LA STORIA 25mo anniversario

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Location: Teatro Carcano – Milano
Data evento: 11 Gennaio 2024

Nell’anniversario della morte di Fabrizio de Andrè, al Tearo CARCANO di Milano, va in scena “De Andrè, la storia”, lo spettacolo-evento. De Andrè, La Storia è un vero e proprio viaggio musicale nell’universo di Fabrizio De André, il grande cantautore italiano scomparso l’11 gennaio del 1999, sempre presente nella memoria e nella cultura musicale italiana, che accompagna intere generazioni. “De André, La Storia”, è lo spettacolo sul cantautore più importante e influente della musica italiana che celebra, a 25 anni esatti dalla scomparsa, la sua opera. Lo spettacolo ha debuttato nel 2020 e, dopo una tournèè nazionale, approda a Milano, al Teatro CARCANO.

“Fabrizio De André è stato uno dei primi a portare la canzone italiana verso la modernità, ha cambiato le regole delle canzoni, ha mescolato la storia e l’intelletto con il canto popolare, il sacro e il profano, la cultura alta e bassa con una libertà di espressione senza pari – dice il direttore Musicale, Massimiliano Salani – poterne raccontare l’epopea musicale ed umana attraverso la sua musica, ma anche attrvaerso immagini e testi credo sia una grande sfida e un grande privilegio”.

Da Creuza de ma, a Non al denaro… da La buona Novella a Le nuvole, da Anime salve a l’Indiano, l’avventura musicale di De Andrè viene attraversata in uno spettacolo emotivo e coinvolgente, arricchito dalle immagini e dalle informazioni che lo rendono un vero e proprio concerto documentario.
Grazie a un grande interprete, una band eccezionale e video esclusivi, questo spettacolo ripercorre quindi quarant’anni di attività artistica di Fabrizio De André, raccontando un’epoca storica, il clima sociale e politico di un periodo, l’atmosfera e il sapore di un mondo e di come un visionario lo abbia attraversato, descrivendo magistralmente noi stessi, oggi.

La sua storia, la nostra storia.

“È una grande emozione poter lavorare e ideare uno spettacolo basato su una figura così imponente del panorama musicale e intellettuale italiano. L’arte e la musica svolgono nella vita delle persone un ruolo fondamentale, che Fabrizio ha saputo coniugare con una rara indipendenza e profondità di pensiero. Oggi De Andrè è più seguito ed amato che mai, le sue canzoni restano attuali, le nuove generazioni le assorbono e rimandano sui social, negli eventi.
Stiamo ricevendo un caloroso riscontro riguardo agli spettacoli che abbiamo in programma.
Abbiamo voluto dedicare questo spettacolo a un musicista e poeta visionario, proseguendo una ricerca che portiamo avanti dal 2003. Questo evento non è solo un modo per ascoltare i brani di Fabrizio ma anche una possibilità di celebrare la sua influenza storica e la sua continua conversazione con il tempo e con la contemporaneità.” afferma il regista e produttore Emiliano Galigani.

Uno spettacolo da non perdere! I biglietti sono acquistabili online (TicketOne).

Lo spettacolo è prodotto da Stage 11: il regista, Emiliano Galigani ha già realizzato, nel 2003 lo spettacolo musicale Circo Faber, con la collaborazione della Fondazione Fabrizio de André, di Dori Ghezzi e dello storico collaboratore di De André, Pepi Morgia.

Voce: Carlo Costa
Synth, minimoog, voce: Massimiliano Salani
Chitarra acustica, nylon, bouzouki, voce: Emmanuele Modestino
Chitarra elettrica, chitarra acustica, berimbeau, guitalele: Giacomo Dell’Immagine
Basso: Luca Santangeli
Flauto: Eanda Lutaj
Batteria: Alessandro Matteucci

Regia: Emiliano Galigani
Video: Domenico Zazzara
Prodotto da: Federica Moretti, Simone Giusti
Per Stage11

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Campagne di Natale: promossi e bocciati secondo Nexal

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L’agenzia di marketing, Google e Meta Partner, analizza alcune campagne, spiegando cosa abbia funzionato e cosa no. Parrini e Resta (Nexal) “Il Natale può essere un’opportunità per il marketing di brillare, ma solo se c’è il cuore”

Le feste sono ormai alle porte, e le strade sono piene di luminarie, addobbi, ricostruzioni di villaggi di Babbo Natale. Anche sui mezzi di comunicazione, dalla TV ai social network, è ormai questo il tema più gettonato, tra programmi, post e pubblicità. Del resto, sono state proprio le aziende con le loro campagne a plasmare l’immaginario che oggi abbiamo del Natale. Un esempio? Babbo Natale e il suo vestito rosso Coca-Cola.

Alcuni spot sono entrati a far parte della tradizione natalizia, al punto che basta un frame, o un accenno del jingle per farci tornare con la mente alle festività. Ma cosa rende alcune campagne così iconiche?

Nexal, agenzia specializzata in servizi per il marketing, dallo sviluppo web alle strategie SEO, SEM e di Social Media Management, fondata da Niccolò Parrini e Damiano Resta, e composta da un team di creativi ed esperti in comunicazione e digital marketing, tutti under 27, ha analizzato alcune pubblicità, individuando i promossi e i bocciati.

Ogni campagna pubblicitaria che voglia fare breccia nel cuore e nella mente del suo target deve tenere ben presente il peso che ha l’aspetto emozionale. – Spiegano Niccolò Parrini e Damiano RestaIl segreto, dunque, è riuscire a connettersi emozionalmente con il pubblico. Non è solo vendere un prodotto, ma farlo con un tocco umano che resta nel cuore. Le migliori campagne trasmettono gioia, compassione o semplice comodità, creando un legame duraturo tra brand e consumatori. Il Natale può essere un’opportunità per il marketing di brillare, ma solo se c’è il cuore nel messaggio”.

I promossi secondo Nexal

Coca-Cola: Quando Babbo Natale si Veste di Rosso
Non è Natale senza Coca Cola. È una storia d’amore durata anni, quella tra la bevanda frizzante e il periodo natalizio. Il 1995 ha segnato il primo avvistamento televisivo dei camion rossi, un’epifania che ha plasmato un’intera generazione.

Immaginate luci scintillanti, Babbo Natale in versione gigante che sorseggia felice una Coca-Cola mentre solca paesaggi innevati. È stata l’iniezione di magia natalizia che ha lasciato tutti a bocca aperta.

E quel sottofondo musicale, “Wonderful Dream (Holidays are coming)” è diventata la colonna sonora non ufficiale del Natale.

Anche se con il passare degli anni sono cambiate le scene e le melodie, quei camion rossi sono diventati un’icona. È come se il Natale non potesse cominciare finché quei camion non appaiano.

Lo spot:


Qui la versione del 2010:

Apple: Tecnologia dal cuore caldo
Eletta la migliora campagna pubblicitaria del 2013. Apple ha svelato uno spot natalizio che ha catturato l’essenza del Natale sfidando il concetto stesso di tecnologia nel periodo festivo, proponendo un’idea contrastante: se il Natale celebra la condivisione e l’unione, allora la tecnologia non dovrebbe separarci dal mondo reale.

Il protagonista, un ragazzo distante e isolato durante le festività, grazie al suo nuovo iPhone, crea un video nascosto da mostrare alla sua famiglia la mattina di Natale. Questo gesto inaspettato regala un momento di pura emozione e gioia, spezzando l’apparente distanza e creando un legame tra loro.

Apple ha brillantemente trasmesso il suo messaggio: offrire non solo prodotti all’avanguardia, ma strumenti per arricchire la nostra vita di ricordi e momenti emozionanti, specialmente durante il Natale. È stata un’interpretazione toccante dell’essenza del marchio, mostrando come la tecnologia possa, al tempo stesso, connetterci e avvicinarci alla magia delle festività.

Lo spot:

Edeka Gruppe: Emozione in Scena

L’azienda tedesca di supermercati, nel 2015, ha creato uno spot diventato virale sui social.

La storia raccontava di un anziano signore, solitario e distante dai suoi affetti più cari durante il periodo natalizio. Riceveva messaggi in segreteria dai suoi figli e nipoti che, purtroppo, non sarebbero riusciti a passare il pranzo di Natale con lui.

La sorpresa arriva la mattina di Natale: tutti i familiari vengono informati che l’uomo anziano non c’è più. Nell’incertezza e nel tentativo di raggiungerlo per un ultimo saluto, trovano invece un’inattesa scena nel salone di casa.

Non una commemorazione funebre, bensì una tavola imbandita, ricca di calore e atmosfera natalizia. Tutto ciò che i familiari vedono è il protagonista dello spot, ancora pieno di vita e chiede loro con un sorriso beffardo: “Come avrei potuto riunirvi qui da me, se non in questo modo? Mmmh?”

Un anziano solitario, un plot twist inaspettato e lacrime versate.

Lo spot:

I bocciati secondo Nexal

Domino’s: Renne, Pizza e Caos
Renne che consegnano pizze? È incredibile, ma Domino’s nel 2016 ha avuto una delle idee più strampalate per il periodo natalizio in Giappone: usare le renne come fattorini per le consegne. Se nei film questi animali sembrano docili e facilmente addestrabili per trainare una slitta piena di regali, nella vita reale le cose sono ben diverse.

L’esperimento si è scontrato con enormi difficoltà nell’addestramento degli animali, causando notevoli rallentamenti nelle consegne e pizze giunte fredde ai clienti.

Visto il flop, l’azienda ha rapidamente rivisto la strategia, travestendo gli scooter come se fossero renne, evitando guai ancor più grandi.

Il servizio al TG:

Quanto Coca-Cola fa rima con Risiko: dalle stelle alle stalle.
Persino i giganti possono inciampare, ed è esattamente ciò che è accaduto a Coca Cola nel 2016 con la sua campagna promozionale natalizia in Russia. Per celebrare il periodo festivo, l’azienda ha deciso di pubblicizzare la propria bevanda con un’immagine della mappa del paese sovietico, invitando tutti a festeggiare insieme a Coca Cola.

Ma c’è un’insidia nei confini russi: le controversie sono frequenti e spesso non hanno una soluzione definitiva. Uno dei problemi riguarda la penisola di Crimea, da tempo contesa tra Ucraina e Russia.

Coca Cola, deliberatamente, ha escluso la Crimea dalla mappa, ma è stata criticata anche per aver dimenticato altri due territori: le isole Curili e la città di Kaliningrad (riconosciuta come russa dal 1945). Le proteste della popolazione russa hanno spinto l’azienda a modificare l’immagine aggiungendo i territori mancanti. Ma la soluzione è durata poco, poiché l’Ucraina si è opposta, rifiutando di riconoscere la Crimea come territorio russo e chiedendo a Coca Cola di cambiare di nuovo l’illustrazione.

Articolo di approfondimento
https://www.wsj.com/articles/coke-holiday-ad-depicting-russia-map-stumbles-into-geopolitical-row-1452122024

Peloton: Perdere peso o 900 milioni di dollari in borsa?
Immaginate di progettare un annuncio pubblicitario, vederlo prendere vita e credere fermamente che sia la perfetta rappresentazione del vostro prodotto, con gli occhi che già brillano al pensiero dei proventi futuri, soprattutto se il vostro brand è quotato in borsa.

Questo sembrava essere il pensiero di Peloton, l’azienda fitness rinomata per le sue spin bike e i corsi di allenamento, prima di lanciare la sua campagna pubblicitaria natalizia nel 2019.

Il prodotto sponsorizzato era una spin bike con uno schermo integrato per seguire allenamenti ideati da esperti fitness selezionati dall’azienda stessa. Nello spot, si vede il fidanzato o marito regalare alla compagna la bicicletta Peloton. La donna comincia ad utilizzarla con impegno, fino a ringraziare l’uomo dopo un anno di intenso allenamento. Ma dov’è stato l’errore clamoroso?

Guardando attentamente la pubblicità, emerge una sottile (ma non così sottile, a dire il vero) forma di discriminazione di genere: l’azienda trasmette il messaggio che la donna debba perdere peso e prestare attenzione al proprio corpo, mentre l’uomo sembra non averne bisogno, comodamente seduto sul divano a osservare la partner che si impegna nell’allenamento.

La campagna ha subito un tracollo su YouTube, attirando un’ondata di critiche e commenti negativi (l’azienda ha dovuto addirittura disattivare la sezione commenti). Il danno maggiore, però, si è manifestato in termini economici, con un crollo in borsa del quasi 10%, equivalente a una perdita di valore di circa 900 milioni di dollari!

Lo spot:

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Pronto, Raffaella?… ci mancherai!

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Raffaella Carrà ci ha lasciato. Senza alcun segno di preavviso, in silenzio. La notizia è arrivata come un colpo a ciel sereno, totalmente inattesa. Aveva tenuto nascosta la sua malattia, probabilmente per non intaccherà quel senso di gioia, freschezza, libertà ed eterna giovinezza che la sua figura pubblica portava con sé, agli occhi di tutti, nell’immaginario collettivo, italiano ed internazionale.

E’ soltanto di qualche mese fa, del novembre 2020, l’articolo del Guardian che la incoronava “icona culturale che ha rivoluzionato l’intrattenimento italiano e ha insegnato all’Europa la gioia del sesso”. Parole che descrivono perfettamente ciò che Raffaella ha rappresentato per la società italiana e non solo, il ruolo fondamentale del suo personaggio, che ha saputo rompere tabù, creare e anticipare tendenze, sdoganare pregiudizi, giocare divertita su sessualità e sensualità.

La sua forza era la naturalezza. Quella naturalezza che l’ha spinta ad affrontare con caparbietà e disincanto dei tempi che stentavano a cambiare. Negli anni Sessanta-Settanta appariva, soprattutto agli occhi conservatori e benpensati, come una provocatrice scandalosa. Ma era “semplicemente” una donna che riusciva a spingere il suo sguardo oltre gli schemi sociali dell’epoca, senza paura dei giudizi, senza timore della censura.

Soubrette per eccellenza, nel senso più nobile del termine – non come lo si intende oggi… –, Raffaella Carrà è stata un’artista poliedrica, capace di cantare, ballare, recitare, condurre, stando alla pari con tutti, se non un passo, anzi dieci, avanti. Amata da tutti e da tutte le generazioni che ha toccato con la sua irrefrenabile simpatia e la sua dolce sensualità, negli anni non ha mai smesso di reinventarsi, di sperimentare, di mettersi in gioco.

Pochi lo ricordano, ma ha iniziato come attrice, diplomandosi al Centro Sperimentale di Cinematografia e recitando per tanti registi, da Carlo Lizzani a Mario Mattoli, da Mario Monicelli a Steno, e poi è esplosa in televisione rendendo il suo caschetto biondo, insieme ai suoi vestiti attillati e coloratissimi, un vero simbolo di libertà e sfrontatezza.

Ha lavorato e duettato con i più grandi dello spettacolo italiano, da Corrado ad Alberto Sordi, da Alighiero Noschese a Renato Zero, soltanto per citarne alcuni, e poi ha travalicato i nostri confini, conquistando le vette delle classifiche internazionali con le sue canzoni, diventate ormai immortali. E’ stato il “primo ombelico” del piccolo schermo, scandalizzando l’opinione pubblica, ha fatto innervosire il Vaticano con il suo “Tuca Tuca”, la sua discografia è ancora oggi l’inno per eccellenza dell’amore libero, del divertimento senza freni. “Tanti auguri”, “Ballo ballo”, “Fiesta”, “Rumore” sono soltanto alcuni dei titoli che negli anni sono diventati la colonna sonora dell’appagamento, della felicità, facendo ballare e conquistando il mondo intero.

Una colonna sonora che sicuramente continuerà a cadenzare anche le prossime generazioni, con i suoi ritmi coinvolgenti e i suoi testi semplici ma unici. Esattamente come lei, come la stessa Raffaella, inimitabile icona pop, che con una “carrambata”, una risata, un balletto, è riuscita con tenerezza ed esplosività ad appassionare, divertire, coccolare il suo pubblico, ad entrare nelle nostre case, a farsi considerare una di famiglia. Da tutti. “Pronto, Raffaella?”, ci mancherai…

di Antonio Valerio Spera per DailyMood.it

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